Per la prima volta un’organizzazione ebraica, il World Jewish Congress, è stata ospitata nella Città del Vaticano. L’ente ebraico nella giornata di ieri ha presentato un documento sulle relazioni tra il mondo cattolico e quello ebraico chiamato “Kishreinu – Our Bond”.
Moderati da Claudio Epelman, Commissario del WJC per le relazioni interreligiose, il Presidente Ronald S. Lauder, il Cardinale Kurt Koch, Capo del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e vicepresidente del WJC, hanno sottolineato l’importanza di questo documento, che come ha affermato Ronald S. Lauder, “rappresenta una nuova tappa nel legame cattolico-ebraico”.
“Centinaia di leader ebrei di tutto il mondo stanno avviando un processo che cambierà il modo in cui ebrei e cristiani si relazionano e condividono la loro vita quotidiana in ogni paese e città in cui vivono” ha detto Epelman, che ha ringraziato Papa Francesco per aver ospitato l’organizzazione ebraica in Vaticano.
“I presenti qui oggi sono ansiosi di promuovere il nostro legame con la Chiesa Cattolica. – ha aggiunto Laudare – Oggi lanciamo “Kishreinu”, che rafforzerà il futuro comune dei nostri due popoli”.
“Con la nostra eredità condivisa, abbiamo la responsabilità comune di lavorare insieme per il bene dell’umanità, rifiutando l’antisemitismo e gli atteggiamenti anticattolici e anticristiani, così come come ogni tipo di discriminazione, per lavorare per la giustizia, la solidarietà e la pace, per diffondere compassione e misericordia in un mondo spesso freddo e spietato” ha rimarcato il Cardinale Koch, che ha ricordato l’unicità di quanto è accaduto negli ultimi giorni, “è qualcosa di unico incontrarsi il giorno prima nella Sinagoga di Roma e il giorno seguente in Vaticano”.
Mentre la presidente Di Segni, ha voluto ricordare come il rapporto tra la Chiesa e il mondo ebraico, in particolare la Comunità ebraica di Roma e nel resto d’Italia, sia cambiato successivamente al Concilio Vaticano II e alla dichiarazione Nostra Aetate. “Per i nostri 2000 anni di storia – a Roma e in ogni altra località della comunità ebraica italiana – le maestose mura della Città del Vaticano hanno sempre rappresentato un limite invalicabile”. Oggi la percezione è cambiata e la presenza del WJC e la presentazione del documento Kishreinu è un modo per affermare che il legame con la Chiesa è diventata “un legame di vita, di comunità viventi con migliaia di anni da utilizzare come esperienza per le nostre giovani generazioni”, ha aggiunto.