L’Onu contro Israele
Delle risoluzioni dell’assemblea generale dell’Onu e della sue commissioni contro Israele non varrebbe la pena di parlare, perché si tratta di un fenomeno di inflazione autoreferenziale. C’è una pagina di Wikipedia che elenca le risoluzioni dell’Onu contro Israele, questa: https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_United_Nations_resolutions_concerning_Israel. L’elenco comprende 216 risoluzioni dell’Assemblea generale (ma solo fino al 2016, oggi saremmo ben più su); ma cita anche 45 risoluzioni dell’United Nations Human Rights Council (UNHRC), esattamente il 45,1% delle sue deliberazioni; 225 risoluzioni del Consiglio di sicurezza (sempre dall’inizio dello Stato di Israele al 2016). Nella sua settantaseiesima sessione (2021-22) l’Assemblea Generale ha approvato 14 mozioni contro Israele e una sola a testa sulle situazioni più drammatiche in Iran, Siria, Corea del Nord, Myanmar, e Crimea (https://unwatch.org/2021-2022-unga-resolutions-on-israel-vs-rest-of-the-world/). Nel 2020 la classifica era stata di 17 mozioni contro Israele e sei contro altri stati ( https://www.aljazeera.com/news/2020/12/24/un-condemns-israel-most-in-2020-almost-three-times-rest-of-world). Queste mozioni fortunatamente non hanno nessuna rilevanza pratica servono solo a compiacere i palestinisti e a consolidare l’odio contro lo stato ebraico. Ma si continuano a proporre e a votare.
Una mozione particolare
Vale però la pena di parlare di una di queste mozioni, non approvata ancora nell’assemblea generale, dove deve arrivare nei prossimi giorni, ma approvata nel suo quarto comitato (“Politica speciale e decolonizzazione). Essa è “intitolata ‘Pratiche israeliane che ledono i diritti umani del popolo palestinese nei Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est’ (documento A/C.4/77/L.12/Rev.1). Secondo i suoi termini, l’Assemblea chiederebbe a Israele di cessare tutte le misure che violano i diritti umani del popolo palestinese, compresi l’uccisione e il ferimento di civili, la detenzione arbitraria e l’incarcerazione di civili, lo sfollamento forzato di civili e il trasferimento della propria popolazione nel Territorio Palestinese Occupato, compresa Gerusalemme Est. Farebbe inoltre decidere all’Assemblea di chiedere alla Corte internazionale di giustizia di emettere urgentemente un parere consultivo sulle conseguenze legali derivanti dalla continua violazione da parte di Israele del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, dalla sua prolungata occupazione, insediamento e annessione del territorio palestinese occupato dal 1967.” Questo è il riassunto pubblicato online dall’Ufficio Stampa dell’Onu, cui naturalmente lascio la responsabilità delle inesattezze e delle vere e proprie falsità di questo testo. Come sempre la proposta è stata approvata con 98 voti a favore, 17 contrari e 52 astensioni. Quel che interessa noi è che l’Italia ha votato contro, insieme ad Australia, Austria, Canada, Repubblica Ceca, Estonia, Germania, Ungheria e alcuni stati minori, oltre naturalmente a Usa e Israele. Invece Francia, Svizzera, Svezia, Giappone, India, Danimarca, Spagna si sono astenuti. E, con la solita ipocrisia, hanno votato a favore gli stati arabi che pure chiedono a Israele alleanza militare ed economica come gli Emirati o il Bahrein o il Marocco, ma anche l’Ucraina, che vorrebbe le armi da Israele ma ha votato come la Russia. In Europa, pure Polonia, Portogallo, Irlanda hanno votato contro Israele.
Una rondine non fa primavera
Possiamo festeggiare il cambiamento di posizione dell’Italia, che di solito vota sì alle mozioni contro Israele, o si astiene come ha fatto ancora una decina di giorni fa per la mozione che chiedeva che Israele fosse obbligato a disfarsi del suo deterrente nucleare? Sì e no. Il voto contrario a questa mozione è certamente un fatto positivo. Ma sempre nella quarta commissione e nella stessa sessione, l’Italia ha votato sì al prolungamento del mandato dell’URWA (l’agenzia Onu che funge da braccio assistenziale e educativo di Hamas, educando i bimbi palestinesi alla lotta armata) e all’aumento dei suoi fondi, a una mozione che chiede al segretario dell’Onu di occuparsi delle proprietà palestinesi e dei loro redditi (un modo per interferire nelle decisioni dei tribunali israeliani sull’attribuzione di proprietà immobiliari israeliane occupate da arabi); si è poi astenuta su due mozioni che riguardano il Golan e “i territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est”, in cui si imporrebbe a Israele di “desistere da ogni cambiamento fisico, demografico, istituzionale e legale”, e in particolare dalla “colonizzazione” di territori che almeno in parte fanno parte dello Stato di Israele. Nel secondo comitato (Economia e finanza), l’Italia ha votato a favore di una mozione intitolata “Sovranità permanente del popolo palestinese nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, e della popolazione araba nel Golan siriano occupato sulle proprie risorse naturali”, oltre a un’altra in cui si chiedono i danni a Israele per bombardamenti in Libano durante l’ultima guerra fra i due paesi. Insomma, non si può proprio dire che l’Italia sia passata dalla parte dei difensori di Israele, anche perché queste votazioni in genere sono coordinate a livello europeo. L’eccezione è stata la votazione contraria alla prima mozione, in cui il fronte europeo si è spezzato. Ma una rondine non fa primavera. Da Meloni e Tajani ci si può attendere una maggiore decisione e coerenza, in particolare in occasione dei prossimi passaggi di queste mozioni nell’Assemblea Generale.