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    Il convegno della vergogna

    Di nuovo la sinistra contro Israele

    Stanno tornando i tempi in cui una certa sinistra italiana non aveva problemi ad appoggiare il terrorismo palestinese, ad ospitare la flottilla che cercava di aprire le porta ai rifornimenti militari a Gaza, non aveva reticenza a esprimere solidarietà alla “lotta armata” dei gruppi islamisti? Lo si direbbe guardando a un paio di episodi recenti, la candidatura nelle liste del Pd di “giovani” con un passato cospicuo di dichiarazioni anti-israeliane sui social, difesi dal partito come innocue ragazzate. E soprattutto un convegno che si è tenuto sabato scorso in un hotel alla periferia meridionale di Milano.

     

    Il convegno

    Il convegno aveva un titolo per nulla pacifico e tranquillizzante: “Gerusalemme è nostra”, anzi in inglese “Al Quds is ours” (e l’espressione stessa si contraddice, perché Al Quds viene dall’arabo Bait-ul-Muqaddas, che non è altro che la trascrizione dell’ebraico Bet Ha-Miqdash, il nome del Santuario). Al di là della filologia, dato che “nostra” vuol dire araba, musulmana, palestinese, qualunque cosa ma assolutamente non ebraica, si tratta di un programma evidentemente per nulla pacifico. Nessuna meraviglia, dato che si tratta di una pretesa continuamente ribadita dai palestinisti in tutte le sedi interne e internazionali, ma certamente non una base pere possibili trattative di pace.

     

    I partecipanti

    Il convegno era organizzato con ricchezza di mezzi e di nomi. Fra i partecipanti annunciati c’erano un po’ di membri della nomenklatura dell’Autorità Palestinese, come Rashid Al Masri (membro del consiglio centrale palestinese) Ramzy Baroud (direttore del Palestine Chronacle), Sari Zealter (dirigente dell’organizzazione dei “palestinesi all’estero”) qualche esponente delle organizzazioni islamiche come Abdallah Ben Mansur (presidente del Consiglio dei Musulmani d’Europa), Abdallah Juilio (archimandrita della chiesa greco-cattolica): tutti personaggi per un verso o per l’altro avvicinabili alle posizioni del gruppo terroristico di Hamas. Vi sono poi un paio di professionisti delle organizzazioni internazionali, naturalmente anti-israeliani (Luis Ocampo, Ben Emmerson) e perfino uno “storico” israeliano, ma da molti anni residente in Gran Bretagna, Ilan Pappé, che secondo i suoi colleghi come Benny Morris non merita questo titolo di storico, perché i suoi scritti non sono fondati sui fatti, comunque comunista e ferocemente contrario allo stato di Israele. Anche questi nomi non destano meraviglia, anche se non costituiscono certamente la premessa per un dibattito bilanciato o anche solo pacato; forse proprio per questo, per il loro evidente ruolo propagandistico non sorprendono in una manifestazione del genere.

     

    Gli italiani

    Due i partecipanti italiani annunciati. Uno è il senatore Tino Magni, appena eletto nelle liste del Pd per la componente di Sinistra Italiana: una presenza particolarmente grave proprio perché coinvolge il Pd, come hanno notato fra gli altri Mara Carfagna e Ivan Scalfarotto. Magni al convegno non si è visto, ma non ha smentito la sua adesione: forse infastidito dall’inatteso scandalo provocato dalla partecipazione di un senatore della repubblica a una manifestazione vicina al terrorismo, ha giustificato la sua assenza con diplomatici motivi di salute. C’è da dire che si sono levate alcune autorevoli voci di disapprovazione e sdegno di personaggi della politica italiana, tra cui quella di Piero Fassino. Chi è andato a Milanofiori ed è intervenuto è l’ex deputato e ancora enfant terrible o “anima pura” dei 5 stelle Alessandro Di Battista che ha fatto un intervento molto ambiguo, dicendosi convinto che la “Palestina libera” arriverà con mezzi pacifici, ma citando come esemplari e ancora valide le parole pronunciate in Parlamento da Bettino Craxi nel 1984 a sostegno della “lotta armata dei Palestinesi”, chiedendo perché se si danno armi all’Ucraina non le si forniscono ai palestinesi che resistono anch’essi a un’”occupazione”, per poi dire che è meglio non darle a tutti e due. Inutile dire che Di Battista si è detto contrario “all’ipocrisia e alla viltà” di coloro che non incoraggiano la “lotta” contro Israele.

     

    La sostanza politica

    Bisogna sempre tener presente che il terrorismo quasi mai si propone risultati diretti. Esso serve invece a suscitare attenzione e simpatia nella base delle organizzazioni che lo promuovono e nel mondo esterno. È chiaro che da alcuni anni la “lotta” palestinista contro gli ebrei e Israele ha perso rilevanza e che anche in molti paesi arabi è prevalsa l’accettazione di Israele come uno stato mediorientale legittimo e addirittura un prezioso alleato contro le mire imperialiste dell’Iran. Questa è la ragione per cui è in atto un’ondata terroristica crescente in Israele: contrastare l’irrilevanza. Manifestazioni come quella di Milanofiori servono a fare da eco a tale tentativo di recuperare la centralità diplomatica e le prima pagine dei giornali. Il fatto che esponenti non secondari dell’estrema sinistra vi si prestino e dunque incoraggino la continuazione di tali attività, appoggiando organizzazioni socialmente reazionarie contro donne, gay, minoranze, oltre che palesemente terroriste, dovrebbe molto far riflettere.

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