Il 22 settembre presso l’Istituto giapponese di cultura a Roma si è tenuto un evento eccezionalmente importante: la proiezione, organizzata dall’Ambasciata del Giappone in Italia, del film “Persona non grata” (tit. originale “Sugihara Chiune”) di Cellin Gluck.
Una coproduzione tra Giappone, Polonia ed Usa basata su una storia vera, quella di Sugihara Chiune, diplomatico giapponese, scomparso nel 1986, in servizio come vice-console per l’impero del Giappone in Lituania negli anni ’39-’40, il quale – contravvenendo agli ordini del Ministero degli Affari Esteri giapponese – rilasciò visti per il Giappone a oltre 6000 ebrei in fuga dai regimi nazisti. Un comportamento eroico che gli è valso il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni assegnatogli dall’ “Ente Nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme” nel 1985, unico giapponese a ricevere tale onorificenza. Il regista nippo-americano Celine Gluck, figlio di un americano ebreo e di una nippo-americana, cresciuto in Giappone, già assistente di Ridley Scott, Michael Bay e Robert Zemeckis, qui al suo secondo lungometraggio come regista, firma una pellicola coraggiosa e mai contraddittoria. Infatti, “Persona non grata” riesce ad andare oltre il solito biopic confermando attraverso il principio della multiculturalità quello della tolleranza verso l’Altro, soprattutto in un periodo terribile come quello della Seconda guerra mondiale che ha provocato un evento estremamente traumatico per il mondo intero, quello della Shoah.
Alla manifestazione erano, tra gli altri, presenti Hirota Tsukasa, Vice Capo Missione dell’Ambasciata del Giappone in Italia, che salutando ha dichiarato: “A quei tempi si diffondeva l’ideologia nazista in molti paesi europei e non solo…. Sugihara, dando ascolto alla sua coscienza… non poteva abbandonare gli ebrei che si presentavano di fronte ai suoi occhi in una situazione disperata.
Presente anche Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma che nel suo breve ma incisivo intervento ha detto: “Il film di Gluck ci mostra l’evoluzione di un percorso ideologico che è figlio anche della Shoah”.