Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Woody Allen è (stato) un grande regista?

    Woody Allen è sicuramente una personalità di spicco dell’industria dello spettacolo americana con i suoi “primi” 50 film, i suoi 4 Oscar e quella quantità elevata di premi vinti in tutto il mondo. Oggi mentre si accinge a girare il suo nuovo film, titolo provvisorio “Wasp 22”, arriva la notizia che il regista ebreo (“Io sono un sostenitore d’Israele, mi sono sempre sentito offeso per le sofferenze inflitte a questa piccola nazione dai vicini nemici, da vili terroristi e da gran parte del mondo”, disse Allen) si sta ritirando dal cinema, riportata dal quotidiano spagnolo La Vanguardia, e subito dopo la smentita: “Woody Allen non ha mai detto che si sarebbe ritirato, non ha detto che stava scrivendo un altro romanzo. Ha detto che stava pensando di non fare più film perché realizzare film che vanno direttamente su piattaforme streaming non è una cosa che gli interessa, essendo un grande amante dell’esperienza cinematografica”. Ecco cosa si legge nel comunicato diffuso da Indie Wire. Woody Allen, nato Allan Stewart Königsberg nel 1935, ha cominciato la sua carriera in tv e a teatro scrivendo testi comici e satirici. Quasi subito si esibisce come stand up comedian per i locali di New York e il suo primo film arriva nel 1966: “What’s up, Tiger Lilly?”. Da lì in poi una serie incredibile di successi con, praticamente, un film all’anno. Ma la strada di questo autore non è stata sempre facile. I suoi primi film da “Il dittatore dello stato libero di Bananas” del ’71 a “Il dormiglione” del ’73 e “Love and Death” del ’75 sono caratterizzati da ottimi copioni ma con molte incertezze cinematografiche. Fino ad “Annie Hall” e soprattutto “Manhattan”, il suo capolavoro secondo il sottoscritto. Nonostante Woody Allen fosse salutato come il nuovo comico americano più “trasgressivo” ed intellettuale, almeno all’epoca, il suo mondo in fondo fa parte di quello più tradizionale del teatro leggero americano ed è il prosecutore della comicità tipicamente ebraica dei Fratelli Marx e dei Jerry Lewis, senza però la forza surreale dei primi e la capacità registica del secondo. A proposito di Jerry Lewis, infatti, il recentemente scomparso, Jean Luc Godard dichiarò sul finire degli anni ’70: “L’unico che fa film coraggiosi ad Hollywood è Jerry Lewis”.

    Tornando al nostro, la carriera di Woody Allen non si distacca molto da quella di molti altri registi del cinema classico americano, da quella di un Cukor, di un Mankiewitz oppure di un Frank Capra.

    Evidenti il suo amore per il cinema europeo: Woody ha da sempre dichiarato che i suoi registi preferiti sono Bergman, come dimostrano film quali “Interiors” e “Sogno di una notte di mezz’estate”, e Fellini, con “Broadway Danny Rose”. Ciò lo pone un gradino più in alto dei suoi colleghi del passato. Ma quello che rimane certo è che questo regista, ormai ultraottantenne, nonché comico irresistibile, scrittore, commediografo, musicista amatoriale colto, anzi “coltissimo”, e (purtroppo) padre molto discusso e problematico di una famiglia numerosa, continuerà a fare dei film in cui si tratteggia e si autocritica senza sosta. Siamo in attesa della sua prossima pellicola.

    CONDIVIDI SU: