Mario Nunes Vais (1856-1932) realizzò durante la sua vita migliaia di negativi su vetro, divenendo pioniere della fotografia in Italia. Si era avvicinato a questo mezzo nel 1885 – quando la fotografia fu più accessibile grazie alla diffusione di lastre e macchine più agevoli – trovando nella sua Firenze un’ambiente ideale. Infatti, era una città che aveva accolto con entusiasmo quella nuova tecnica e dove nacquero diverse ditte fotografiche di prestigio, tra cui la società Alinari di cui assunse la direzione amministrativa nel 1899.
Nunes Vais cominciò come amatore e, nonostante ricevette numerosi riconoscimenti, non ne fece mai un mestiere; libero da vincoli economici poté più spesso scegliere in autonomia i soggetti delle sue immagini.
Il suo successo fu però nel campo del ritratto cominciando a fotografare i maggiori personaggi della politica, della cultura e della casa reale. Farsi ritrarre da Nunes Vais divenne una moda tanto che, scorrendo le immagini da lui prodotte, è possibile ricostruire un pezzo d’Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo.
Ciò che distinse Nunes Vais dagli altri fotografi, più o meno dilettanti, fu la capacità di andare oltre la semplice riproduzione meccanica della realtà tanto da essere considerato un fotografo-artista. Lo aveva intuito il poeta Gabriele D’Annunzio, più volte immortalato dal Nunes Vais, quando nel 1906 gli scriveva: “La macchina che prima non era atta se non alla rappresentazione brutale della realtà è oggi divenuta nelle Sue mani uno strumento d’infinita delicatezza poetica.”