Due giorni di distruzione, in cui “ogni minuto, un’auto, una sinagoga o una scuola sono andati a fuoco”. Così il sindaco di Lod, Yair Revivo, ha spiegato la manifestazione violenta degli arabi nella città vicino Tel Aviv. Lo stato d’emergenza, dichiarato dal Primo Ministro Netanyahu, insieme all’invio dei rinforzi, ha temporaneamente ristabilito l’ordine. Tuttavia, il timore di altre nottate di violenza c’è ancora.
Si percepisce dalle parole di Amichai Brunen, leader dell’Associazione Ayalim a Lod, che si occupa di mobilitazione studentesca nelle città meno note d’Israele. “La nostra è sempre stata una città multiculturale, ci sono molti ebrei e molti arabi. Non mi sono mai sentito spaventato nella vita di tutti i giorni, la scorsa notte, invece, sì”. Non è il primo conflitto tra Israele e Gaza, né tantomeno è la prima volta che l’esercito israeliano risponde al lancio di sassi dalla Moschea di Al-Aqsa, ma prima d’ora non è mai accaduto nulla di simile a Lod: “Qui la gente vuole fare una vita tranquilla, non potevamo pensare ad un’escalation di violenza simile. E’ stato uno shock ed è successo in pochissimo tempo”. Come si è arrivati al paragone con la Notte dei Cristalli del 1938, lo spiega con poche parole: “E’ iniziata con una protesta pacifica con bandiere palestinesi. Poi hanno iniziato a tirare sassi, dopo hanno cercato lo scontro con la polizia e, per ultimo, lanciato bombe molotov verso gli ebrei che incontravano”.
La fiducia nella autorità è totale. Tuttavia, il timore che la rappresaglia notturna contro gli ebrei ed i luoghi di culto non sia un evento sporadico è ben presente nella testa dei cittadini: “Lod è una città speciale, ma non siamo ingenui. Sappiamo bene che potrebbe riaccadere, ma noi rimaniamo sionisti e non ci facciamo spaventare. I violenti vanno isolati”. Qualche coetaneo di Amichai ha deciso di ritornare a casa e lasciare la città. “Li capisco. Ci vuole tanto coraggio a rimanere, ma anche a fuggire. La mia famiglia vive vicino Gerusalemme, ma io non voglio abbandonare Lod per colpa di persone violente”. Sono i manifestanti, secondo il leader ventottenne, che devono essere allontanati per sempre da Israele: “Non dobbiamo generalizzare, ma chi ha espresso la sua rabbia distruggendo sinagoghe e cercando ebrei per la strada, non merita di rimanere qui. La violenza crea tensioni e noi non ne vogliamo più di quanta ce ne sia già”.