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    Commento alla Torà. Parashà Nòach: semiti, ebrei e le settanta nazioni della terra

    Dopo la conclusione del racconto del diluvio, la Torà elenca i discendenti di Sem, Cam e Yefet, i tre figli di Nòach. I figli d’Israele sono chiamati Semiti perché discendono da Sem. Sem generò Arpachshad, Arpachshad generò Scelach, e Scelach generò ‘Ever.  Da ‘Ever deriva il nome Ebreo. ‘Ever era il bisnonno di Nachor, nonno del patriarca Avraham. ‘Ever chiamò uno dei sui figli Peleg “Perché ai suoi giorni la terra fu spartita” (niflegà’ ha-aretz) (Bereshìt, 10:25). Da qui nacquero le settanta nazioni della terra.  

    Nel 1656 Samuel Bochart (Francia, 1599 – 1667) pubblicò un grosso tomo intitolato “Geographiae Sacrae Pars prior PHALEG seu De Dispersione Gentium et Terrarum divisione facta in edificatione turris Babel” nel quale elencò tutte le settanta nazioni cercando di identificarne i territori. Nel tomo furono anche stampate mappe con doppie indicazioni in latino ed in ebraico. Nella Torà non è scritto quale fu il peccato delle generazione della dispersione. I commentatori offrono varie spiegazioni.

    Rashì (Francia, 1040-1105) commenta: “Fu spartita: i linguaggi vennero confusi e si dispersero dalla pianura e si separarono in tutto il mondo”. Più avanti Rashì paragona la generazione del Diluvio a quella della dispersione. La generazione del Diluvio fu distrutta perché non vi era rispetto della proprietà degli altri e “la terra divenne piena di ruberie” (ibid., 6:11). La generazione della dispersione fece di peggio ribellandosi all’Eterno cercando di costruire la Torre di Babele e con tutto ciò furono puniti solo con la dispersione perché vi era rispetto tra di loro; da qui impariamo come sia importante la pace.

    Rav Eli’ezer Ashkenazi (Italia, 1513-1584, Cracovia) che fu rav a Cremona, nella sua opera Ma’asè Hashem (p. 263) commenta che la generazione del Diluvio riteneva che il mondo fosse eterno e non vi fosse un Giudice supremo. Pertanto, come scrive Dostojevsky, “Se Dio non esiste tutto è permesso” e pertanto “la terra divenne piena di ruberie”. Per questo motivo furono puniti con la distruzione. La generazione della dispersione riteneva invece che Dio avesse creato il mondo da una materia preesistente e non ex–nihilo. Per questo motivo non furono distrutti ma furono puniti con la dispersione.

    Rav Joseph Dov Soloveitchik (Lituania, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (p. 67) offre una spiegazione adatta alla nostra esperienza storica. La generazione del Diluvio era la rappresentazione dell’uomo edonistico dominato dal desiderio di cercare il piacere. La civiltà occidentale è simile alla generazione del Diluvio. La generazione della dispersione rappresenta l’uomo autoritario che voleva dominare non solo la terra ma anche il cielo. Questa generazione non era “tossico dipendente” alla ricerca del piacere. Era invece composta da fanatici che disprezzando la fede nell’Eterno, non avevano alcun rispetto per la dignità e per la libertà dell’uomo. Anche se la Torà descrive queste due generazioni come se non vi fosse nessuno legame tra di loro, è chiaro che una società edonistica si trasforma inesorabilmente in società tirannica. Un individuo dedicato al piacere è facile preda dei complotti di uomini malvagi assetati di potere. La società della dispersione seguì necessariamente quella del Diluvio. Un esempio moderno è quello che avvenne in Germania negli anni Trenta del secolo passato. La Germania era una società edonistica. E dopo l’edonismo venne la tirannia. Alla fine della tefillà recitiamo ‘Alènu Leshabbèach dove è scritto “E tutti i figli della carne invochino il Tuo Nome e i malvagi della terra tornino a Te…”. La società edonistica è chiamata “I figli della carne” e quella autoritaria “i malvagi della terra”.     

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