Si è spento domenica, nel giorno del suo 80esimo compleanno, lo scrittore siriano-milanese Miro Silvera. Lo scrittore, nato ad Aleppo e vissuto Milano sin da quando era un bambino fece del motto “leggi che ti passa” uno vero stile di vita. I funerali si sono tenuti lunedì 23 maggio alle 15 al cimitero ebraico di via Emanuele Jona. I libri che curano l’anima, un’idea che lo scrittore mise in pratica per tutta la sua vita, che gli veniva direttamente dalla tradizione ebraica.
“Leggi che ti passa”, diceva spesso lo scrittore, che considerava i libri una fonte di “benessere” che si può “assumere a stomaco pieno o vuoto”, poiché “non danno assuefazione e ci salvano sempre”. Uomo colto ed intellettuale, Silvera passò la sua infanzia a Milano e lì frequentò la scuola ebraica. Si appassionò alla letteratura, al cinema e al teatro. Formatosi all’Università Bocconi, contribuì a fondare il Salone Pier Lombardo. Una carriera vissuta a pieno, sempre nel nome della cultura, scrisse su riviste di teatro e cultura, anche straniere, lavorò attivamente per la casa editrice Bompiani, traducendo anche molte opere. Non solo, fu anche direttore di due collane presso la casa Editrice Sperling & Kupfer. A portare la sua firma, moltissime opere: dalla letteratura alla poesia, passando per la saggistica. Fu anche sceneggiatore del film tratto da suo omonimo libro “I giardini dell’Eden” pubblicato per Piemme nel 1998 per Piemme.
Tantissimi i messaggi pubblicati sui social per ricordare l’intellettuale, tra questi Yoram Ortona che ha condiviso con Shalom un pensiero sull’amico. “Miro Silvera era un caro amico, una persona straordinaria di grande statura morale, persona coltissima. La sua casa pareva una biblioteca piena di libri e volumi storici, moderni e antichi, ma anche un museo con bei pezzi di antiquariato, statue, quadri. Una casa, si direbbe oggi, di un uomo di cultura, di un intellettuale, ma un intellettuale vero e per niente politicamente corretto, soprattutto dopo l’uscita di uno dei suoi tanti libri, “Contro di Noi” un libro di tante storie raccontate di ebrei che hanno sofferto, tra le quali quella di mio padre Marcello, che era stato Direttore del Corriere di Tripoli durante il pogrom in Libia nel 1945” ha detto Ortona.
Silvera, un uomo capace di diffondere la cultura facendola amare a chiunque intorno a lui. “Era piacevole oltre che istruttivo chiacchierare con lui, discutere di temi di attualità, dell’antisemitismo e dell’antisionismo. Io seduto sul comodo divano e lui arrivava con un vassoio minuscolo con due tazzine di caffè e dei biscotti alla cannella, e bevendolo insieme, ci confrontavamo e si creava un’atmosfera piacevole e di totale relax – racconta Ortona- Era un ottimista, non si scoraggiava mai. Essendo lui nativo di Aleppo, aveva una forte identità ebraica di cui ne andava fiero. E forse anche per la mia storia parallela passata a Tripoli, che abbiamo trovato dei punti di incontro e di condivisione delle problematiche culturali e sociali di quel mondo mediorientale e del bacino del mediterraneo che ancora oggi è in pieno subbuglio”
Il ricordo di un amico, di un uomo pieno di umanità e saggezza. “Miro scrisse: “Beh volete proprio che ve lo dica? Vivere da ebreo significa vivere in trincea. Ancora oggi che tutto pare cambiato. Eppure, lì, nella nostra condizione, quasi nulla è mutato”. Ha fatto tante cose mirabili. Mi mancherà tanto e mancherà a tutti coloro che l’hanno stimato e gli hanno voluto bene. Che il Suo Ricordo sia di benedizione” ha concluso Yoram Ortona.