Cuori selvaggi è il tema della XXXIV edizione del Salone del Libro, un fil rouge che fino al 23 maggio accompagnerà gli appuntamenti, le conversazioni, gli spettacoli, le letture, i concerti. In questi tempi inquieti, in cui si mescolano turbolenze e speranze, il Salone del Libro invita la sua comunità di lettori a correre verso un orizzonte fatto di sentieri ancora non battuti e di sconfinata libertà.
Dopo il successo dell’edizione di ottobre 2021 il Salone torna con un ulteriore ampliamento degli spazi di 10mila metri quadri, che portano a 110mila i metri quadri complessivi della superficie espositiva, con alcune importanti novità.
Da sempre laboratorio di riflessione e approfondimento, il Salone ha voluto prevedere, in un momento storico complesso, segnato da una violenza e una conflittualità che si credevano superate in Europa, una vera e propria Casa della Pace. Uno spazio fisico dedicato al dialogo, all’incontro, all’informazione sulle iniziative di solidarietà del territorio e al racconto di esperienze virtuose.
In rilievo quest’anno i temi dell’economia, della finanza e del futuro professionale delle giovani generazioni. Il self publishing è una realtà sempre più affermata e importante nel panorama editoriale italiano. In questi anni lo sviluppo di piattaforme di servizi dedicate ha consentito agli autori self di accedere ai canali distributivi, e quindi ai lettori, al pari degli editori e senza obbligo di acquisto copie. Per questo motivo il Salone del Libro di Torino ha avviato all’interno il progetto Self Publishing, in collaborazione con le più importanti piattaforme di questi servizi diffuse in Italia.
Il programma degli incontri è da sempre uno dei maggiori punti di forza dell’intera manifestazione. Venerdì la Fondazione Vittorio Dan Segre ospiterà Da Damasco a Mosca: un tavolo di dibattito pubblico sul tema dell’identità e dei regimi politici. Dagli autoritarismi vecchi e nuovi alle democrazie in evoluzione insieme con Domenico Quirico e Gianni Vernetti, Gabriele Segre ragionerà di narrative identitarie e di potere. La Fondazione ha come obiettivo la diffusione della cultura della convivenza fra diverse identità, a tutti i livelli, compresi quello digitale e quello dell’impatto sociale. Di base in Svizzera, ma con vocazione e struttura internazionali, la Fondazione opera come un “hub” di idee e progetti, mettendo attorno ai tavoli di lavoro il mondo privato e quello istituzionale. Fanno parte della Fondazione diplomatici, accademici, rappresentanti delle imprese private, giornalisti e altre personalità. Nei progetti che la Fondazione conduce sono coinvolti esperti dei vari settori (etica, tecnologia, politica, leadership), imprese, università e centri di ricerca di tutto il mondo, per il supporto scientifico.