Chi mi conosce sa quanto detesti qualsiasi forma di bavaglio, censura, oscurantismo. Proprio per questo rivendico anche il diritto ad esprimere un dissenso radicale da modi e forme del monologo concesso a Lavrov.
Alcuni giornalisti hanno reclamato il diritto ad intervistare chiunque, anche Hitler, se ancora fosse possibile. Personalmente continuo a pensare che, come recita la Costituzione, in Italia non ci sia alcun dovere di “par condicio” tra fascismo e antifascismo, mafia e antimafia, nazisti ed ebrei, razzisti e coloro che, invece, si prendono cura delle vite degli altri.
A forza di affermare questa sorta di neo relativismo giornalistico, abbiamo contribuito a sdoganare e a mettere in circolazione i peggiori mostri dello squadrismo, dell’antisemitismo, del revisionismo.
Sarà poi il caso di ricordare che uno come Lavrov non partecipa a trasmissione alcuna se non detta le regole di ingaggio e che esiste una apprezzabile differenza tra un monologo e una intervista.
Persino Putin è stato costretto a scusarsi con lo Stato di Israele, quando l’ardito Lavrov si è spinto oltre i confini della decenza, quando ha voluto ricordare che “Hitler era ebreo”, ripescando dalla spazzatura un classico dell’antisemitismo, al livello del protocollo dei savi di Sion.
Forse a Lavrov si potevano ricordare i nomi di alcune e alcuni cronisti fatti eliminare dal regime, in Russia, Ucraina, Bielorussia, Siria.
Allo stesso modo non comprendo lo scandalo di chi punta l’indice contro chi ha annunciato che non parteciperà più a dibattiti con finti esperti o con agenti di Putin travestiti da giornalisti russi. Se esiste la libertà di invitare chiunque, magari nel rispetto almeno della Costituzione, esiste anche il diritto a non dover stringere la mano e a dibattere con persone sgradite e sgradevoli.
Almeno in questo rispettiamo la “par condicio”.
Giuseppe Giulietti
Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana