Piero Cividalli, 95 anni, ha abbandonato l’Italia per via delle leggi razziali nel 1939 insieme al padre Gualtiero, ricercato dal regime in quanto antifascista, alla madre e ai fratelli. Appena diciottenne si arruolò volontario nell’esercito inglese nella Palestina mandataria. Ultimo sopravvissuto italiano della Brigata Ebraica. Lo intervistiamo in occasione delle celebrazioni del 25 aprile nella sua casa di Ramat Gan, vicino Tel Aviv, in Israele.
Quando ha deciso di arruolarsi nella Brigata Ebraica e perché?
Appena compii 19 anni, nel dicembre del 1944, decisi di arruolarmi nell’esercito britannico che combatteva per la liberazione dell’Italia dal giogo nazi-fascista. Nel 1936 furono assassinati in Francia i due fratelli Carlo e Nello Rosselli, amici dei miei genitori da lunga data. Io stesso conoscevo Nello che viveva a Firenze, giocavo da piccolo con le sue bambine e questo duplice delitto aveva fatto di me un ardente avversario del fascismo. Sapevo che la Brigata Ebraica stava combattendo in Italia e l’idea di aiutare gli italiani e i miei parenti rimasti là mi convinse ad arruolarmi subito. Fui inviato in Egitto per un periodo di allenamento per proseguire poi verso l’Europa. La guerra finì quando ancora mi trovavo in Egitto ma al più presto nel luglio del 1945 fui felice di rimettere piede sul suolo italiano. Trovai un’Italia distrutta e corrotta ma la gioia di aiutare per la ricostruzione del paese nel quale ero nato fu grande lo stesso.
Il 25 aprile è la festa della Liberazione Nazionale. Sono ancora forti quei valori che hanno contribuito a sconfiggere il nazifascismo o crede siano in pericolo al giorno d’oggi?
La maggior parte degli italiani non sa nulla dei disastri compiuti dal fascismo e della totale distruzione dell’Italia. I crimini dei fascisti sono ignorati e questo porta a una possibilità di ritorni nostalgici verso un passato dimenticato ma del quale alcuni conservano un’idea errata. Il pericolo che queste forze, per ora più o meno clandestine, possano tornare alla ribalta esiste senz’altro. La Resistenza è nata tardi, quando l’Italia era già in parte sconfitta, e se gli italiani non si svegliano c’è la possibilità che queste forze distruttive abbiano il sopravvento. Allora sarà la solita storia di vane speranze cui susseguono disastri e delusioni.
Lei che la guerra l’ha vista da vicino, cosa ne pensa della guerra in Ucraina?
Penso che l’umanità diretta da persone irresponsabili compie crimini inutili verso se stessa. Ma la guerra in Ucraina non è soltanto un crimine, è anche un errore. Il mondo civile non può accettare certi soprusi ma per paura non si ribella abbastanza. Non essendo un politicante mi guardo dal dare consigli ma credo che – come tutte le guerre – nessuno ci guadagnerà.
Cosa si sente di dire ai giovani che studiano storia a scuola ed in generale a tutti i ragazzi delle scuole italiane che affrontano il tema del fascismo e della Liberazione?
Ai giovani italiani posso dire una cosa sola: studiate la storia. Il fascismo ha portato alla distruzione e alla miseria. La vana idea di gloria è stata sommersa da disastri su disastri. Bisogna imparare a vivere, non a morire sui campi di battaglia. Il pericolo sta davanti a tutti, il mondo stesso è in pericolo e bisogna cercare di salvarlo. Non lasciatevi ingannare da vane promesse fatte da persone ambiziose che giocano sulla vostra vita. Il mondo sarà bello soltanto se non vi farete allettare da false promesse di benessere a scapito di altri. Ci sarà posto per tutti solo se lo vorrete. Aiutiamoci vicendevolmente nell’amore del mondo, della vita e dell’umanità.