“Buongiorno! Buongiorno a tutti,”. Queste le parole con cui il Rabbino Avraham Wolff ha accolto gli ebrei ucraini all’entrata della sinagoga Chabad a Odessa, con un grande sorriso e la voglia di restituire un Pesach dignitoso agli ebrei locali. È accaduto qualche giorno fa, dopo che i missili russi hanno colpito una raffineria di petrolio nella città ucraina, centinaia di persone si sono ritrovate in fila fuori dalla sinagoga nella speranza di ricevere un po’ di Matzah (pane azzimo) per poter celebrare Pesach nel migliore dei modi. Un pane semplice come quello azzimo, simbolo imperativo del pasto rituale noto come Seder, è ora estremamente difficile da trovare nell’Ucraina devastata dalla guerra e dalla carenza di cibo. “Ho bisogno di sorridere per la mia comunità”, ha detto il Rabbino Wolff. “Abbiamo bisogno di umorismo. Abbiamo bisogno di speranza.”
Dall’inizio dell’invasione russa migliaia di ebrei ucraini sono fuggite, mentre circa l’80% ha scelto di rimanere in Ucraina, secondo quanto riportato dalle stime di Chabad, una delle più grandi organizzazioni ebraiche Haredi al mondo. Dentro e fuori l’Ucraina, una nazione intrisa di storia dalla lunga tradizione ed eredità ebraica, le persone si stanno preparando per celebrare Pesach nel migliore dei modi, a prescindere da tutto e sopra ogni difficoltà dovuta alla guerra.
Pesach: una festività estremamente simbolica, l’evento che segna la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù nell’antico Egitto e il suo esodo sotto la guida di Mosè. Una storia che oggi più che mai assume un significato speciale per migliaia di rifugiati ebrei ucraini che stanno vivendo un incubo da cui è difficile ridestarsi.
In questo scenario Chabad, che ha profonde radici e un’ampia rete in Ucraina, e altri gruppi come l’American Jewish Joint Distribution Committee e le Federazioni ebraiche del Nord America, si sono mobilitati per aiutare gli ebrei ucraini a celebrare Pesach in ogni località dell’Ucraina. Chabad ha previsto per la serata di venerdì, giorno iniziale di Pesach, circa 52 Seder pubblici che accoglieranno più di 9.000 persone.
A Odessa, il Rabbino Wolff si prepara ad ospitare due grandi Seder: uno, la prima sera, presso la sinagoga Chabad per famiglie con bambini piccoli e l’altro in un hotel dove i partecipanti potranno pernottare, rispettando quindi l’obbligo di coprifuoco. Camion carichi di provviste sono giunti in Ucraina, dalle matzot provenienti da Israele, fino alla carne dalla Gran Bretagna.” Magari non saremo tutti insieme, ma sarà un Pesach indimenticabile”, ha detto Wolff. “Quest’anno particolarmente celebreremo questa festività come una grande famiglia”
Il JDC (American Jewish Joint Distribution Committee), che ha evacuato più di 11.600 ebrei dall’Ucraina, ha spedito più di 2 tonnellate di matzah, oltre 400 bottiglie di succo d’uva e oltre 700 kg di cibo kosher per i rifugiati in Polonia, Moldova, Ungheria e Romania. In Ucraina, i loro centri di servizio sociale e il corpo di volontari stanno distribuendo quasi 16 tonnellate di matzah agli ebrei anziani e alle famiglie bisognose.”Pesach è qualcosa di importante e basilare per gli ebrei”, ha detto Chen Tzuk, direttore delle operazioni dell’organizzazione in Europa, Asia e Africa. “Per i rifugiati che si sono lasciati tutto alle spalle, è importante poter celebrare questa festa con onore e dignità”.
Le Federazioni Ebraiche del Nord America hanno inoltre istituito un centro di volontariato a sostegno dei rifugiati in fuga dall’Ucraina, in collaborazione con l’Agenzia Ebraica per Israele, il JDC e IsraAID. Volontari di lingua russa, come Alina Spaulding, aiuteranno a organizzare un Seder per circa cento rifugiati in un hotel a Budapest.