“Mi hanno chiamato ‘ebreo Saviano’, come se la parola ‘ebreo‘ fosse un marchio di fabbrica infamante, e hanno commentato in modo diffamatorio e manipolatorio quanto scritto in alcuni articoli, tra cui quello sul New York Times in cui sottolineavo, riferendomi alla rivolta di Rosarno del 2010, il coraggio degli immigrati africani, aggrediti dai caporali della ‘ndrangheta, contro le mafie, e il silenzio degli italiani”. Così Roberto Saviano, che oggi è stato sentito come parte offesa in Tribunale a Roma contro alcune decine di persone considerate legate al movimento di estrema destra Stormfront che tra il 2011 e il 2012 ha pubblicato diversi post sul sito internet del gruppo contro personalità istituzionali ma anche contro la comunità ebraica e lo stesso autore di Gomorra. In particolare, il pm Luca Tescaroli li accusa di aver fomentato e diffuso attraverso internet ideali di odio razziale, incitando a commettere atti di violenza. “In quei commenti social – ha detto lo scrittore di Gomorra davanti ai giudici della prima sezione penale – ci sono continui riferimenti all’essere ebreo ma nessuno su quel sito ha preso le distanze su quanto accadde a Rosarno, né alcun cenno al fenomeno del caporalato o al ruolo della mafia. Io parlai di quella rivolta degli africani che seguì la strage di Castel Volturno del 2008 quando sei migranti furono uccisi dai clan della camorra”. Tra le frasi pubblicate sul sito ‘Stormfront’ anche un commento che diceva: “L’ebreo Saviano vuole candidare un negro come sindaco di Castelvolturno”. (Dan/AdnKronos)