Giovedì scorso il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che obbliga Gazprombank, la banca di stato russa che gestisce i pagamenti per le forniture di gas ai paesi europei, a ricevere in rubli la totalità dei pagamenti per il gas dai quei paesi che il Cremlino definisce “ostili”, ossia tutti i paesi occidentali, compresa l’Italia.
Da settimane il Governo Draghi sta cercando di diminuire la dipendenza da Mosca firmando accordi con i diversi esportatori di gas naturale del Mediterraneo e del Medio Oriente, tra cui l’Algeria e il Qatar, e aumentando il numero di metri cubi trasportati dalla TAP. Nonostante questi nuovi contratti abbiano diminuito la dipendenza dello Stato italiano dal gas russo, la decisione presa da Putin sta complicando, e non poco, i piani.
Così negli ultimi giorni è emersa la possibilità di riprendere un rivoluzionario progetto, autorizzato anni fa, che collegherebbe Israele all’Italia: il gasdotto EastMed-Poseidon.
Cos’è il progetto EastMed-Poseidon?
Sviluppato da IGI Poseidon S.A., in una Joint Venture tra la greca DEPA S.A. e l’italo-francese Edison S.p.A., il progetto assicurerebbe una linea di esportazione diretta dal Mediterraneo orientale all’Europa meridionale. In particolare, il gasdotto, composto da 1300 km offshore e 600 km onshore, è pensato per trasportare tra 10 e i 12 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalle riserve offshore di Cipro e Israele fino in Grecia, dove, in congiunzione con le linee Poseidon e IGB, raggiungerebbe le coste pugliesi.
Il progetto di quest’opera, che è stata sviluppata a partire dal 2008, non ha mai preso ufficialmente il via a causa di una serie di questioni geopolitiche, in particolare con la Turchia, che nel 2019 ha sancito con il Governo di Accordo Nazionale Libico un controverso memorandum riguardo la loro sovranità marittima, mettendo a repentaglio l’intero progetto EastMed, e con gli Stati Uniti, che non vedevano di buon occhio questa infrastruttura anche a causa degli accordi con i greci. A complicare la faccenda oltretutto, soprattutto per quanto riguarda il Bel Paese, non sono mancate le pressioni ai precedenti governi da parte di movimenti ambientalisti e anti-TAP.
Ma nelle scorse settimane c’è stata una svolta. Una frase del responsabile degli Affari esteri del dipartimento per l’energia degli Stati Uniti, Andrew Light, ha aperto a nuovi scenari. “Dopo gli ultimi sviluppi, daremo uno sguardo nuovo a tutto. Non si tratta soltanto della transizione verde, ma anche della transizione via dalla Russia” ha dichiarato.
La fase di sviluppo è stata completata e il progetto è pronto per la fase realizzativa, avendo già ottenuto tutte le autorizzazioni ambientali e i permessi necessari sia in Italia che in Grecia. Anche gli accordi economici sono soltanto da riconfermare. Infatti, nell’aprile del 2017 l’allora ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda riuscì a sottoscrivere l’accordo per il gas con i ministri omologhi di Israele, Grecia e Cipro; e nel marzo del 2021 il ministero della Transizione ecologica — a firma del direttore generale Gilberto Dialuce — ha prorogato i termini per la realizzazione del gasdotto al 1° ottobre 2023 per l’inizio dei lavori e al 1° ottobre 2025 per il termine. A garantire la ripartenza di EastMed contribuirà anche Edison. In una recente intervista all’Agenzia Nova l’amministratore delegato di Edison Nicola Monti, ha sottolineato l’importanza di questo progetto, facendo il possibile affinché vada “riportato oggi al centro dell’attenzione perché è l’unico vero progetto di diversificazione su fonti di gas già scoperte, già provate e più prossime al mercato europeo”.
Il progetto Eastmed, ha aggiunto, “era fattibile e competitivo anche prima, ma, a maggior ragione, lo è oggi”.
Quali sono i tempi di realizzazione?
Le attività di design e sviluppo, con successiva decisione finale d’investimento, dovrebbero essere completate entro la fine dell’anno. Per completare l’opera serviranno tre-quattro anni, anche se la deroga del ministero prevede il termine dei lavori in due anni. Anche Otranto, città dove approderebbe il gasdotto, e che attende il progetto da un decennio, è pronta. “Qui – spiega il sindaco Pierpaolo Cariddi – nessuno ha mai contestato l’opera, perché fin da subito come approdo è stata indicata un’area in cui c’è già l’elettrodotto. In questa parte del Salento, siamo pronti”.
Il ruolo di Israele
Israele ha cominciato a trivellare nelle sue acque territoriali più di venti anni fa, diventando nel 2009 autosufficiente per il gas naturale, in particolare grazie al giacimento offshore Tamar. Nel 2010 ha scoperto l’ancora più grande giacimento Leviathan portando il Paese ad avere riserve che superano di gran lunga il suo fabbisogno. Ed è proprio da questo scenario che arriva la decisione di entrare nel business dell’export del gas naturale portando avanti questo progetto.
L’attuale contesto geopolitico, dove l’Occidente ha bisogno di ridurre la dipendenza dal gas russo, sta permettendo ad Israele di ritagliarsi un ruolo da protagonista. Il gasdotto, avvicinerebbe ulteriormente l’Europa all’unica democrazia del Medio Oriente. Infatti, avere dall’altra parte del tavolo lo Stato ebraico, garantirebbe all’UE un partner affidabile rispetto agli altri grandi fornitori. Oltretutto, Israele si sta ritagliando un ruolo cruciale, grazie al suo know-how, nell’ambito di un sistema mediterraneo di gasdotti interconnessi.