Non aveva lasciato Kyiv dalla Seconda Guerra Mondiale, quando per scappare dalla furia nazista si nascose negli Urali russi. A 95 anni e completamente da solo, Evgeny Pavlovskiy è stato costretto a lasciare la sua casa vicino all’ingresso di Babyn Yar, luogo in cui i nazisti uccisero e seppellirono più di 33.000 ebrei in due giorni nel 1941.
“Mio padre non voleva lasciare l’Ucraina, non importa quanto insistessi”, ha detto Mykhailo Pavlovskiy, figlio di Evgeny che ha recentemente fatto l’alyah. “Quando finalmente l’ho persuaso, non c’era nessuno ad aiutarlo.”
Così si è fuggito dai bombardamenti e dall’artiglieria russa verso la Polonia. Un viaggio durato tre giorni, che ha reso Pavlovskiy il rifugiato più anziano ad essere scappato dalla guerra da solo, piuttosto che insieme a familiari o amici più giovani. 11 ore in treno da Kiev a Leopoli, un viaggio che normalmente dura circa sei ore e mezza in vagoni pieni passeggeri che aspettano ore e talvolta giorni con la speranza di salire a bordo. Poi la situazione è peggiorata. Dopo aver tentato di lasciare Leopoli per la Polonia, Pavlovskiy ha dovuto stare in fila per sette ore nella speranza di trovare un trasporto sicuro. “Aveva un grave esaurimento nervoso”, racconta il figlio. “Sentiva che tutti lo avevano abbandonato; stava piangendo”. Pavlovskiy dopo aver attraversato il confine, ha impiegato sei ore per arrivare a Tomaszow Lubelski. Dopo aver passato nella città di confine polacca è stato mandato a Lublino, e poi a Varsavia per riunirsi con suo figlio.
Il viaggio di Pavlovskiy verso la salvezza rappresenta per lui la resilienza in tempo di guerra di ebrei e ucraini, due gruppi in cui si identifica con tutto il cuore. “Vorrei che la mia storia aiutasse le persone e le ispirasse”, ha detto Pavlovskiy. Nonostante il viaggio completamente da solo, il ritorno di traumi passati, e nonostante il bombardamento russo vicino a Babyn Yar il 1 marzo, Evgeny Pavlovskiy è riuscito, alla veneranda età di 95 anni, in un’impresa tanto eroica quanto miracolosa.