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    Bussolotti – Quando gli oggetti narrano la storia: il bossolo del KKL

    Esistono oggetti che con il tempo diventano veri e propri simboli, in grado persino di rivelarsi e raccontarsi al solo sguardo. Tra questi, all’interno delle case di molti ebrei del mondo, da sempre c’è il famoso “bossolo”, anche noto originariamente come il “blu box”. Un vero e proprio testimone senza tempo, capace di farsi portatore del rapporto, che gli ebrei da sempre hanno, con lo Stato d’Israele. Un piccolo box per raccogliere donazioni destinate allo Stato ebraico, che nel corso degli anni è diventato parte integrante della vita di tante persone. Simbolo dell’unione, fisica e morale, e del pensiero costante che gli ebrei della diaspora hanno sempre rivolto ad Israele. 

    Non molti conoscono però la lunga storia del “bossolo” del Keren Kayemet Leisrael, che ha subito modifiche estetiche, e non solo, dalla sua nascita ai nostri giorni. Tutto nacque nel 1884, dalla mente Zvi Hermann Schapira, che fu fondatore del Fondo Nazionale Ebraico. All’alba della nascita del KKL, agli albori del Novecento, Johann Krementzky, primo presidente dell’associazione, decise di caldeggiare l’idea del “bossolo”, contribuendo alla rapida diffusione di questo oggetto nelle case e nei locali ebraici. La distribuzione del box fu un successo, tanto che negli anni del Novecento, in particolare a cavallo delle due guerre, c’erano circa un milione di bossoli nei locali ebraici.

    Sebbene la natura del bossolo sia sempre stata, ed è tutt’oggi, la beneficenza e la raccolta di fondi da destinare alla bonifica, e non solo, della terra d’Israele si è sempre celato molto di più dietro al gesto di donare qualche moneta al box. Un gesto simbolico, carico di significati, che i nostri avi hanno fatto forse un milione di volte davanti ai nostri occhi, che ha sempre contenuto molto di più di una semplice donazione pecuniaria. Il significato più profondo di questo oggetto sembra dunque essere duplice: da una parte senza dubbio il voler “costruire” e contribuire da lontano alla crescita dello Stato d’Israele. Dall’altro, un valore simbolico e ideologico, ovvero quello di sentirsi legati alla “Terra Promessa” attraverso un gesto di beneficenza, anche simbolico. Un modo per sentirsi vicini da lontano, per orientare cuore e mente verso il sogno del ritorno nella terra stillante latte e miele. Oggi stesso, grazie a chi è venuto prima di noi, continuiamo fisicamente a riempire quel bossolo, un gesto tramandato di generazione in generazione, simbolo indissolubile del legame con Israele, nonostante il tempo e la lontananza fisica.

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