Nel dicembre 1967 alcuni mensili di viaggio dedicarono le loro pagine a Israele. Un interesse non casuale visto che nel giugno di quell’anno, dopo la Guerra dei sei giorni, Gerusalemme era stata riunificata ed erano in corso grandi cambiamenti. Nuovi luoghi come il Kotel – il muro occidentale – erano tornati accessibili e potevano essere raccontati.
Tra le riviste avremmo potuto acquistare il “National Geografic” che presentava un reportage fotografico, oppure optare per “Holiday” che in copertina proponeva un disegno di Marc Chagall “La tribù di Levi”. Quest’opera, utilizzata qualche anno prima per le vetrate nel centro medico di Hadassah a Gerusalemme, era stata scelta dalla redazione “per esprimere la divina ispirazione che era servita come punto di partenza fin dalla fondazione d’Israele”.
Scorrendo l’indice di questo secondo magazine si capisce il taglio alternativo dato alla presentazione di questa meta di viaggio. Tra i contributi di scrittori e giornalisti ci saremmo imbattuti anche in un servizio fotografico di Henri Cartier-Bresson, che mostrava la varietà della popolazione in un articolo intitolato “People of a proud land”. Infatti, tra le pagine scorrevano soldati, venditori della città vecchia e signore alla moda che prendevano il sole in un nuovo Hotel di Tel Aviv. Tra gli altri interventi avremmo trovato un approfondimento sull’ebraico del noto linguista Mario Pei e lo scrittore Herbert Gold ci avrebbe raccontato la sua personale visione di Gerusalemme città, illustrata dagli straordinari disegni a china di Domenico Gnoli. Per 75 cent avremmo portato a casa un piccolo pezzo d’arte.