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    Inaugurata a Daruvar, in Croazia, una Galleria d’Arte Moderna intitolata a Eva Fischer

    È stata inaugurata nella città croata di Daruvar la “Galerija Eva Fischer”, museo nazionale per l’arte moderna e contemporanea. La città croata ha scelto di omaggiare la pittrice Eva Fischer con una Galleria a suo nome, che ha aperto con una mostra dedicata interamente proprio alla pittrice. La Galleria d’arte nasce nello stesso luogo dove nel 1920 nacque la donna, figlia del Rabbino capo ungherese Leopold e di Kornelia Grossmann. 

    La pittrice era nata in un clima intellettualmente e religiosamente stimolante. Istruita dal padre colto e poliglotta, solito intrattenere scambi epistolari con i grandi volti culturali del Novecento come Franz Kafka, Fischer è stata l’ultima testimone della Scuola Romana del dopoguerra, artista riconosciuta, apprezzata ma soprattutto protagonista degli anni ’50 e ’60.

    È grazie all’intervento del sindaco della città termale di Daruvar, Vanda Cegledi, unito agli sforzi del direttore dei musei Goran Jakovljevic ein collaborazione con la fondazione Eva Fischer che si è arrivati alla realizzazione e all’inaugurazione, lo scorso 28 gennaio, della Galleria d’Arte Moderna,che prende il nome dell’artista situata nel polo museale nel Castello del conte Janković. Un riconoscimento unico, che riconnette le radici familiari dell’artista alla sua carriera pittorica.

    Quella di Eva Fischer fu una vita piena, vissuta all’insegna dell’amore per l’arte. La mostra d’apertura curata da Marija Ivandekic si compone di scatti della vita di Eva Fischer e dei suoi familiari. Sono frammenti di vita che unendosi in sequenza ricostruiscono la storia della Fischer. Non solo immagini, ma anche oggetti in grado di trattenere i ricordi e narrare molto dell’artista, come ad esempio la sua bicicletta, inseparabile compagna di vita.

    Una vita sempre in movimento, vissuta in tanti luoghi diversi, sempre confluiti nelle opere dell’artista. Dal periodo della Seconda Guerra Mondiale, caratterizzato dalla fuga dalla Jugoslavia in seguito alla deportazione del padre da Belgrado, fino alla detenzione nell’isola di Curzola, sotto il governo italiano. Poi il momento della battaglia partigiana, sotto il simbolo di una bicicletta sempre in movimento per i vicoli di Bologna. L’arrivo a Roma, gli incontri con i grandi di quei tempi: Picasso, Dalì, De Chirico e Chagall. E poi di nuovo il viaggio, Inghilterra, Spagna e Francia. Un’esistenza che si dipana intorno alle vicende di una donna rivoluzionaria, femminista e forte.

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