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    A Bologna un giardino per Gemma Volli e Bianca Finzi

    Giovedì scorso, in occasione del Giorno della Memoria, il comune di Bologna ha intitolato un giardino nel quartiere di Savena a Gemma Volli e Bianca Colbi Finzi. È un fatto molto significativo, perché in questa maniera sono state onorate due donne ebree non in quanto vittime della Shoah che entrambe hanno potuto superare sfuggendo alla caccia dei nazifascisti, ma in quanto dirigenti e intellettuali che hanno contribuito alla rinascita dell’ebraismo dopo la catastrofe. 

    (Gemma Volli seconda da sinistra con il fratello Ugo e le sorelle Alma, Iris e Flora)

    Bianca Colbi Finzi è stata a lungo presidente dell’ADEI e della Comunità Ebraica di Bologna. Gemma Volli è stata soprattutto un’intellettuale ebraica, scrittrice, storica, educatrice, impegnata nel dialogo ebraico-cristiano, che ha avuto grande influenza sull’ebraismo italiano. Nata a Trieste nel 1900, laureata in lettere, professoressa di materie classiche, Gemma Volli pubblica nel 1937 un libro di racconti, Le escluse, con protagoniste solo femminili e oppresse, per appartenenza etnica e sociale. Il libro fu presto proibito dal fascismo ed è riapparso solo di recente (Editore Ibiskos). Espulsa dalla sua scuola per le leggi razziste, Gemma Volli va a insegnare nella scuola della Comunità ebraica di Trieste. Nel 1943 fugge fortunosamente in Svizzera, dove fa ancora la professoressa nella scuola istituita a Wiggins, sul lago di Lucerna, per i ragazzi ebrei italiani profughi. Tornata in Italia si trasferisce a Bologna e si dedica soprattutto alla storia delle comunità ebraiche: scrive su quella di Riva del Garda, di Lugo, di Cento, di Trieste, produce una breve storia dell’ebraismo italiano. Ha il merito di trarre dall’oblio il caso del piccolo Edgardo Mortara, rapito dalle guardie papali alla sua famiglia bolognese. I suoi articoli su questo tema, pubblicati prevalentemente da Shalom, sono stati riuniti in un volume pubblicato da Giuntina (Il caso Mortara). L’altra questione cui si dedica sono le calunnie del sangue, in particolare quelle quattrocentesche contro gli ebrei di Marostica e soprattutto di Trento, con il caso di un bambino di nome Simone, trovato morto in una roggia, che fu sfruttato per una tremenda persecuzione delle famiglie ebraiche del posto. Coi suoi contatti nel mondo cattolico, Gemma Volli riuscì a convincere prima il Vescovo di Trento e poi il Vaticano ad abolire il culto del bambino e ad abiurare alle accuse contro gli ebrei. Fu anche un’instancabile conferenziera ed educatrice ebraica. Che oggi sia ricordata ed onorata, insieme a una sua amica proveniente come lei da Trieste con una vocazione più politica e organizzativa, è un premio per il lavoro di tutti coloro che, uomini ma soprattutto donne, tengono vive coi loro sforzi la cultura e l’organizzazione comunitaria ebraica nel nostro paese.

    (Gemma Volli terza da sinistra con il fratllo Ugo e la congata Edy)

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