Il 30 gennaio del 1944 dal Binario 21, ovvero il binario fantasma nascosto sotto la stazione centrale di Milano, partì il treno con 605 ebrei italiani deportati dai nazifascisti. Stipati nei vagoni in condizioni terribili, dopo giorni di viaggio arrivarono nell’inferno di Auschwitz – Birkenau: 477 di loro furono immediatamente uccisi nelle camere a gas.
Soltanto 14 uomini e 8 donne sopravvissero e tornarono da quell’inferno, tra loro c’era anche la Senatrice Liliana Segre.
Dopo aver tentato di fuggire in Svizzera con il padre, Liliana Segre fu arrestata e passò gli ultimi giorni di gennaio nel carcere di San Vittore. La mattina del 30 gennaio del 1944 venne, insieme al padre, caricata su un camion: passando per una città deserta, vide per l’ultima volta la sua casa in via Magenta al civico 55. Alla stazione i camion raggiunsero i sotterranei, che nascondevano alla città indifferente quella vergogna, e si fermarono davanti ai binari dove ebbe inizio il viaggio verso l’inferno.
«Il passaggio fu velocissimo. – racconta Liliana Segre in una sua memoria – Non persero tempo: in fretta, a calci, pugni e bastonate, ci caricarono sui vagoni bestiame. Non appena uno era pieno, veniva sprangato e portato con l’elevatore alla banchina di partenza. Tutto si svolse nel buio del sotterraneo, illuminato da fari potenti nei punti strategici. Dai vagoni piombati saliva un coro di urla, di richiami, di implorazioni: nessuno ascoltava. Il treno partì».