Pubblichiamo di seguito il testo della lettera di Lia Levi al giovane di Campiglia Marittima, insultato e minacciato perché ebreo. La scrittrice ha letto la lettera al Tg1.
Caro amico di Campiglia Marittima,
quello che ti vorrei far arrivare è l’abbraccio di una ragazzina di allora che è stata vittima delle leggi razziali del fascismo e si è vista man mano cambiare in peggio la linea della propria vita.
Credimi, io ti comprendo, e sto soffrendo accanto a te, e anche per mio conto privato. Quello che però voglio dirti è che allora chi ci perseguitava era proprio chi ci avrebbe dovuto proteggere: lo Stato. E’ terribile che il tuo Stato sia li a battersi per il tuo male. Pensiamo invece un attimo, ora lo Stato, e tutta la società civile, sono con te, e l’atto che hai subito lo vivono come te, con indignazione e sofferenza.
Sono tante, quasi tutte, le persone del nostro Paese che condividono la tua sofferenza, e spero che tu riesca a percepirlo e sentirlo. Senti anche l’abbraccio che ti invio e non è soltanto il mio.