Un luogo rinomato, tra Via Frattina e Piazza di Spagna, per un contenuto profondo e toccante. È la mostra fotografica “Fatina Sed. Biografia di una vita in più, dal 16 ottobre alla liberazione”, che verrà inaugurata mercoledì 26 gennaio nel cuore di Roma. Una serie di scatti che ricostruiscono alcuni momenti salienti della vita di Fatina Sed, deportata ad Auschwitz a tredici anni e sopravvissuta al lager.
“Mia nonna abitava in Via Sant’Angelo in Pescheria e quando ha visto i soldati che caricavano le persone sui carri ha avvisato sua mamma, perché un soldato le aveva fatto cenno che avrebbero preso anche loro – racconta a Shalom Fabiana Di Segni, nipote di Fatina e curatrice della mostra insieme ad Alessandro Alferoni Picone – Si sono rifugiati in un magazzino vicino a Piazza Fiume, ma a causa di una spiata i soldati li hanno trovati e hanno arrestato lei insieme alla sua famiglia e ad altre persone nascoste in quello stesso luogo”.
Dopo l’arresto, inizia la detenzione nel carcere di San Michele, poi il campo di concentramento di Fossoli e infine il campo di sterminio di Auschwitz. Qui la madre e la sua sorellina Emma sono state mandate nelle camere a gas, mentre Fatina e sua sorella Angelica sono riuscite a superare la selezione.
“La madre aveva chiesto a Fatina di occuparsi di sua sorella. Ma proprio poco prima della liberazione, Angelica venne aggredita dai cani dei soldati tedeschi e morì pochi giorni dopo in infermeria. Mia nonna si è sempre rammaricata di non essere riuscita a salvare la sorella – racconta ancora Fabiana – Lei è riuscita a tornare a Roma, accompagnata da Antonio Tursi, un soldato italiano membro della Resistenza, e Virginia Poar, una partigiana arrestata a Fiume. Insieme a Fatina c’era un’altra bambina rimasta anche lei sola, Milena Zarfati. Una volta tornata a casa, nonna ha ritrovato pochissimi parenti: soltanto dopo qualche mese aveva scoperto che suo fratello Alberto era vivo. Poi si è sposata ed è andata a vivere in Via della Reginella, nel cuore del quartiere ebraico”.
La mostra si ispira a un manoscritto di Fatina pubblicato qualche anno fa, “Biografia di una vita in più”: probabilmente la “vita in più” era quella dei suoi familiari perduti, a cui Fatina non ha mai smesso di pensare. L’esposizione mette insieme quaranta pannelli, dal ritorno dai campi di sterminio alla vita di Fatina: il matrimonio, i figli, fino al suo secondo incontro con Antonio Tursi dopo cinquant’anni. Ci sono poi sedici foto che arrivano dall’Archivio IRSREC di Trieste, dedicate proprio alla Liberazione.
“Abbiamo scelto di utilizzare una storia per diffondere un aspetto della memoria che ha una sua complessità: nonostante ci sia stata la possibilità di vita, in qualche modo Auschwitz è stata un’immagine fissa nella nostra famiglia – spiega Fabiana – perciò abbiamo pensato fosse importante focalizzarci sul ritorno: mia nonna ha impiegato parecchi mesi per rientrare in Italia, perché sul suo documento c’era scritto “Fatima”, perciò credevano che non fosse italiana. Attraverso il racconto di una donna che ha vissuto a Roma e ha visto davanti a sé l’orrore dello sterminio nazista, abbiamo voluto ricostruire le tappe della Storia che va dal 16 ottobre 1943 fino all’arrivo degli Alleati”.
Tra le fotografie esposte una è particolarmente evocativa secondo Fabiana: scattata a Lubecca, l’immagine ritrae una scala con delle donne. Una scala che Antonio Tursi si era procurato fuori dal campo e che usava per nascondere le donne dagli abusi dei tedeschi. Ogni sera dopo aver dato loro del cibo, le faceva salire sulla scala e lui rimaneva lì per assicurarsi che nessuno le importunasse.
La mostra sarà visitabile 24 ore su 24 dal 25 al 31 gennaio. È stata promossa dall’Associazione Piazza di Spagna – Trinità dei Monti e dall’Associazione commercianti via Frattina, con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma insieme alla Comunità Ebraica di Roma, al CDEC di Milano e Anded Roma.
Parteciperanno all’inaugurazione di mercoledì 26 gennaio il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il Rabbino Capo di Roma Rav Riccardo Di Segni e l’Assessore alla Cultura di Roma Miguel Gotor. Saranno presenti anche la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello , l’Assessore al Turismo del Comune di Roma grandi eventi e sport Alessandro Onorato e la Presidente della Commissione Cultura del Comune di Roma Erica Battaglia.