Lizzie Doron con il suo “Giornate tranquille” (Giuntina) offre un viaggio all’interno di uno spaccato di storia d’Israele, un racconto malinconico e incantato. Siamo a Tel Aviv, nella sua periferia per esattezza, in un piccolo salone di bellezza, nel dopoguerra. C’è Lèale, una giovane donna forte che resta profondamente segnata dalla Shoah, e dalla successiva perdita di tutti i suoi cari. È proprio da questa situazione che Leale vuole un riscatto e desidera ardentemente una famiglia. Si sposa così con Srulik, ma purtroppo rimane presto vedova. È nel salone di bellezza di Zaytshik che si concentra il nucleo centrale della narrazione, punto di ritrovo per tanti ebrei diversi, tutti sopravvissuti alla Shoah, con le loro ferite. È proprio all’interno del parrucchiere Zaytshik, che dopo anni e anni di silenzio, e con un po’ di timidezza e reticenza, tutti coloro che gravitano intorno a questo salone cominciano a raccontarsi, condividendo le loro storie. Questo romanzo, premiato dallo Vad Vashem, si legge con passione e trasporto. Lizzie Doron è in grado di narrarci, con una prosa dolce e ironica, il dolore di chi ha vissuto la terra d’Israele dopo la Shoah, ma soprattutto la voglia di riscatto e di essere felici di nuovo. Che anche se la vita talvolta delude e ferisce, a volte esistono momenti in grado di dimostrarci che vale ancora la pena di essere vissuta.