Israele parte con la quarta dose per pazienti anziani nelle strutture geriatriche e soggetti immunodepressi, purché siano trascorsi quattro mesi dalla terza somministrazione. L’obiettivo è quello di tutelare gli individui più vulnerabili e tenere al sicuro i luoghi sensibili.
La scelta è stata approvata dal direttore generale del Ministero della Salute, Nachman Ash, dopo il recente aumento di casi da Covid-19. Fonti ufficiali governative riportano quasi 5.000 nuovi casi diagnosticati giovedì, e la maggior parte dei pazienti gravemente malati non è vaccinata.
“Ci siamo preparati in anticipo e la situazione in Israele è migliore rispetto al resto del mondo – ha riferito il ministro della sanità Nitzan Horowitz – Abbiamo guadagnato tempo prezioso grazie ad azioni rapide ed equilibrate, ma non significa che possiamo accontentarci”.
Come riportato da Channel 12, i funzionari sanitari hanno detto al premier israeliano che l’ondata raggiungerà il picco in circa tre settimane prima di recedere.
Israele è il primo paese che, giovedì scorso, ha ricevuto la pillola antivirale covid di Pfizer, nota come Paxlovid, che risulta essere efficace contro la variante Omicron. “Un’importante aggiunta alla nostra cassetta degli attrezzi nella lotta alla pandemia – l’ha definita Bennet – ci aiuterà a superare l’imminente apice dell’ondata di Omicron”.
Cure, mezzi, risorse. La lotta al Covid-19 ha richiesto un’ingente spesa economica, che attualmente in Israele ammonta a 9 miliardi di dollari, di cui 1,4 spesi per i vaccini. L’ufficio centrale di statistica ha segnalato una riduzione del 2,4% nel 2020, che appare comunque un buon dato se si considera che gli esperti prevedevano un calo compreso tra il 3,3 ed il 4,6 percento.
Nonostante ciò, Israele mantiene la sua posizione di leader mondiale nella lotta al Covid.