Numerosi reperti, conservati nelle stive dei relitti di due navi, sono stati portati alla luce al largo della costa di Cesarea, uno dei maggiori siti archeologici d’Israele. Secondo un’indagine condotta dalla Marine Archaeology Unit of the Israel Antiquites Authority, gli oggetti risalgono all’epoca romana (III sec. d.C) e mamelucca (XIV sec).
“Le navi erano probabilmente ancorate nelle vicinanze e sono naufragate a causa di una tempesta. Erano ancorate al largo, perché i marinai sanno bene che l’ormeggio in acque poco profonde al di fuori di un porto è pericoloso e soggetto a disastri” – hanno affermato Jacob Sharvit e Dror Planer dell’IAA.
Centinaia di monete romane d’argento e di bronzo della metà del III sec d.C., monete d’argento del periodo mamelucco del XIV sec., una statuetta di bronzo a forma di aquila, simbolo del dominio romano, una statuetta di un pantomimus romano in maschera, numerose campane di bronzo e vasi di ceramica, fanno parte dell’eccezionale tesoro ritrovato nelle stive delle navi di Cesarea, città portuale fondata da Erode il Grande tra il 25 e il 13 a.C. e successivamente capitale della Giudea conquistata dai Romani.
Tra gli oggetti rinvenuti anche grossi chiodi di bronzo, tubi di piombo e una grande ancora di ferro, recuperata a pezzi, a causa della tempesta.
Di grande interesse è anche il ritrovamento degli effetti personali delle vittime del naufragio: una rara gemma di colore rosso con l’intaglio di una lira e un anello d’oro con una pietra verde su cui è rappresentata l’immagine del “Buon Pastore”, appartenuto probabilmente ad un cristiano di Cesarea.
“Le coste israeliane sono ricche di siti e reperti che costituiscono un patrimonio culturale nazionale e internazionale di enorme importanza” – ha affermato Eli Eskozido, direttore dell’IAA – “[I reperti] sono estremamente delicati. Motivo per cui l’Israel Antiquites Authority conduce indagini subacquee per individuare, monitorare e recuperare qualsiasi antichità”.
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