“Un anno a Treblinka” una testimonianza forte, agghiacciante ma necessaria. Un testo che riporta alla luce un’esperienza realmente vissuta con una potenza narrativa senza precedenti. La storia reale di un uomo, di Yankel-Yaakov- Wiernik che venne deportato nel 1942 a Treblinka, dove riuscì a sopravvivere grazie alle sue abilità di falegname e operaio. Costruì molto per il campo, comprese le camere a gas, e fu tra gli ideatori della rivolta che si verificò a Treblinka da parte degli internati. Uno degli unici sopravvissuti all’inferno di Treblinka racconta dunque la sua esperienza nelle pagine di questo piccolo ma potentissimo testo. Uno scritto, per certi versi, speculare al 16 ottobre di Debenedetti. Un saggio in cui il narratore c’è ma non si vede, racconta le vicende di un incubo trasformandole in istantanee, che il lettore attraverso le parole, riesce a visualizzare davanti a sé. Una testimonianza rara, considerando che oggi a Treblinka è presente solo un memoriale. Ogni traccia è stata cancellata, quasi nessun superstite e pochissime testimonianze. Yankel-Yaakov- Wiernik non fu soltanto questo, ma riuscì ad inchiodare Eichmann al processo grazie alle sue ricostruzioni sul campo di sterminio. Un libro a tratti violento per la sua veridicità ma che colpisce dritto nello stomaco mettendo chi legge davanti ad una delle pagine peggiori della storia.