Quello che è accaduto nella giornata odierna al Consiglio dell’UCEI è quanto di più triste e grave potesse accadere, per le modalità in cui si sono svolti interventi e rapide votazioni tanto del Presidente, quanto della nuova Giunta.
Con modalità molto più simili a quelle di un parlamento dell’Europa dell’est piuttosto che di un consesso ebraico, le candidature alla presidenza non si sono espresse attraverso elaborazione di pensieri e progettualità ma adottando un sistema di voto pregiudiziale nei confronti delle liste maggioritarie delle comunità di Roma e Milano.
Prova conseguente ne è stata la formazione di un governo UCEI e di una Giunta che di fatto escludono il 58% dell’ebraismo romano ed il 75% globalmente dell’ebraismo italiano.
Il secondo mandato della Presidente Noemi Di Segni nasce in tal senso sotto i peggiori auspici, in una sorta di autoreferenzialità e grazie al soccorso interessato della lista Menorah che a Roma aveva preso meno voti ed uscita sconfitta alle elezioni.
Il sistema e lo statuto permettono alla Presidente di governare ma è una “vittoria” senza gloria e senza concessione dell’onore delle armi a chi invece le elezioni le aveva vinte, calpestando letteralmente il voto degli elettori di Roma e Milano.
Di sicuro si è persa l’occasione per rendere il nuovo governo dell’ebraismo italiano più inclusivo e più rappresentativo delle varie anime e componenti dello stesso, ed è un peccato. Scelleratezze dell’Unione.