Negli anni 30 del Novecento, l’ex governo sovietico trovò un’area al confine con Manciuria Cinese e dopo la Siberia, in cui gli ebrei potessero vivere tutti assieme, un progetto pionieristico della terra d’Israele, un luogo senza pregiudizi ne persecuzioni: la Regione autonoma del Birobidžan. Tuttavia, una regione difficile dal punto di vista climatico e territoriale, asfissiata da un caldo torrenziale d’estate e da incessanti piogge fredde d’inverno. “Dove gli ebrei non ci sono” di Masha Gessen è un romanzo dai torni giornalistici che porta alla luce un evento storico, poco noto ma tristemente importante. Restituendo al lettore un quadro completo della storia ebraica nella regione del Birobidžan, e più in particolare nella Russia sovietica.
Un progetto inziale pieno di speranze, abbracciato da molti ebrei locali: la possibilità di creare una patria per la lingua yiddish. Un romanzo che ricostruisce analiticamente un importante spaccato storico: le difficoltà, le guerre, la Shoah, le speranze e le illusioni. Condito da una scrittura magistrale, il testo crea una sinergia perfetta in cui la storia personale si intreccia alla grande storia, riproducendo la cronaca di un progetto pieno di speranza e di angosce. Informativo, lucido, senza pietismi ne giudizi, semplicemente una storia che merita di esser letta e analizzata.