Ogni giorno
assistiamo a nuovi tentativi di sdoganamento del fascismo. Il clima politico
nel Paese è da tempo cambiato e gruppi estremisti, se non addirittura eversivi,
hanno rialzato la voce, si sentono più forti ed esprimono, anche con la
violenza, le loro idee razziste contro minoranze ed immigrati. E questo anche a
causa della chiara percezione che questi comportamenti neofascisti siano accettatti
– o comunque tollerati – da alcune aree politiche presenti nel Parlamento che sono
in aperta opposizione ai temi dell’accoglienza e dell’integrazione.
Magliette
ironiche sulla Shoah, saluti fascisti, appelli al Duce, ronde contro rom e
zingari – colpevoli di essere nelle liste di assegnazione delle case popolari –
striscioni inneggianti al Ventennio, è ricco l’elenco delle ‘bravate’ che non
sono una semplice ricerca di pubblicità, ma l’affermazione di un’identità
politica che vuole fare adepti e vuole penetrare nella società.
Alla lunga
lista di ‘bravate’ oggi si aggiunge una nuova provocazione. Giorgia Manghi,
sconosciuta candidata consigliera comunale alle imminenti amministrative del 26
maggio nelle liste di Fratelli d’Italia, ha postata su Fb un video in cui estrae
dalla borsetta a tracolla una maglietta con il logo Antifa (il collettivo
antifascista internazionale e indipendente che si oppone all’estrema destra), e
ci si pulisce le scarpe, prima di gettarla in un cestino dei rifiuti in Parco
del Popolo, a Reggio Emilia.
Un gesto
provocatorio e offensivo che ha suscitato anche un duro editoriale del
direttore del quotidiano la Gazzetta di Reggio, Stefano Scansani, che ha bollato
la sceneggiata come «ignoranza del tempo: in quel momento della storia lei non
avrebbe potuto girare video e entrare in consiglio». Quale è stata la risposta
della giovane neo fascita ? «Anche le cose peggiori a volte trovano una loro
utilità».