In
occasione della Giornata della Cultura Ebraica, Shalom ha effettuato alcune
interviste al Portico d’Ottavia: assolutamente perfetti, per i
contenuti e per i toni, sono apparsi gli interventi di Ruben Della Rocca e
del giornalista Polito, uno dei non numerosi giornalisti che non temono di
mostrarsi amici di Israele oltre che degli ebrei – e le due amicizie
vanno a braccetto; non altrettanto, purtroppo, si può dire per le parole
pronunciate da Piero Fassino che, non va dimenticato, è anche Presidente
della Commissione Esteri della Camera.
Sicuramente
condivisibile la presa di posizione nei confronti delle parole pronunciate dal
candidato sindaco Enrico Michetti, definite “parole fondate sull’ignoranza e
sul pregiudizio” e non esenti da “pregiudizi antisemiti”; è
tuttavia impossibile non rilevare che anche nella sinistra PD si
“continua a non fare i conti con la storia e con la verità storica” (quei
conti che Fassino chiede – con piena ragione – alla destra), a proposito
dell’URSS e del PCI (del quale Fassino fu parlamentare) che, pure, furono
anti-semiti prima, e anti-sionisti successivamente (come dimenticare, per
fare un solo esempio, le innumerevoli, violente accuse a Israele di
Massimo D’Alema, difficilmente interpretabili come semplici “legittime
critiche”, in cui non si sa se sia più grande l’ignoranza dei fatti o la
mistificazione degli stessi?).
Quanto
allo sconfessare e rigettare il passato, continuamente preteso nei confronti
della destra nella sua qualità di vera o presunta erede del
fascismo, Niram Ferretti ha recentemente ricordato queste parole
pronunciate nel 1978 dal “riformista” Berlinguer:
“Chi
ci chiede di emettere condanne e di compiere abiure nei confronti della storia,
ci chiede una cosa che è al tempo stesso impossibile e sciocca. Non si rinnega
la storia: né la propria, né quella degli altri. Si cerca di capirla, di
superarla, di crescere, di rinnovarsi, nella continuità… i nostri critici
pretendono che noi buttiamo a mare non solo la ricca lezione di Marx e di Lenin,
ma anche le innovazioni ideali e politiche di Antonio Gramsci e Palmiro
Togliatti. E poi, di passo in passo, dovremmo giungere fino a proclamare che
tutta la nostra storia – che ha anche le sue ombre – e stata solo una sequela
di errori”.
Sarebbe
dunque opportuno che la sinistra, prima di fare i pur sacrosanti conti in casa
d’altri, provvedesse a farli in casa propria, e a estromettere chiunque indulga
in atteggiamenti e sentimenti antisemiti e antisionisti nella stessa misura in
cui lo chiede alla destra. Gli ebrei romani, ad ogni buon conto, presteranno un
orecchio molto attento alle esternazioni dei candidati su questi temi, sia
in campagna elettorale che durante la successiva amministrazione, cercando di
scegliere, magari turandosi il naso, il meno peggio.
L’antisemitismo
nell’estrema destra, inutile negarlo, è tuttora ben presente, ma
fortunatamente, come spesso ripete Georges Bensoussan nelle sue interviste,
sembra oggi relegato in frange di gran lunga minoritarie rispetto a
quello di altri partiti politici (pur con le meritorie
eccezioni), nei quali si preferisce ignorarlo.