La vicenda del finanziamento dell’Autorità Palestinese al terrorismo è cosa nota: chiunque sia condannato al carcere per terrorismo contro gli ebrei o muoia nel tentativo di compierlo, riceve o lascia in eredità alla famiglia uno stipendio proporzionale alla gravità del suo reato, che può assumere dimensioni veramente cospicue nei casi di delitti più atroci. Questi pagamenti costano all’Autorità Palestinese il 7% del suo bilancio, che viene quasi interamente da aiuti stranieri. E’ noto anche che Israele rifiuta di rendersi complice di questi delitti e quindi ha stabilito per legge di congelare dai fondi delle tasse doganali che trasmette all’AP la somma equivalente. Provvedimenti analoghi hanno preso gli USA e perfino alcuni paesi europei, tanto è ovvio il rifiuto di finanziare il terrorismo. Ma l’AP non transige e ha dichiarato che anche se le restasse solo un penny, lo darebbe ai terroristi (https://www.timesofisrael.com/abbas-vows-to-continue-stipends-to-terrorists-even-with-pas-last-penny/). La cosa interessante è come motiva questa posizione. Mentre Arafat “di giorno parlava di pace e poi la notte vale a dire di nascosto faceva la cosa giusta” cioè ordinava il terrorismo) (così il suo protetto Dahlan http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=1133 ). Abbas rivendica apertamente la paternità dei più atroci attacchi ai civili: i terroristi “sono soldati”, “mandati dall’Autorità Palestinese”, che “ricevono ordini da essa”. “Essi hanno fatto ciò che noi, noi Autorità Palestinese, abbiamo ordinato loro di fare” (queste dichiarazioni si trovano qui: https://worldisraelnews.com/pa-admits-all-palestinian-terrorists-receive-orders-from-us/ ). Più chiaro di così! Ma c’è ancora qualcuno che dice che Abbas è un moderato, un interlocutore per la pace e che bisogna negoziare con lui.