“L’oblio è il più micidiale alleato dell’odio, rischia di far rivivere seppur in forme diverse gli orrori di quel passato. Occorre vigilare di fronte al riaffiorare, in forme latenti o esplicite, di forme di antisemitismo”. È uno dei passaggi più applauditi del discorso che il premier Giuseppe Conte ha tenuto oggi nel Tempio Maggiore di Roma, incontrando 800 ragazzi ebrei russi, accompagnati in Italia dal capo rabbino della Russia Berel Lazar. Ad accogliere il premier e l’ampia delegazione russa, composta anche da molti rabbini del Movimento Chabad, il presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il rabbino capo di Roma Rav Riccardo Di Segni, Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz, insieme a un gruppo di alunni della scuola elementare ebraica ‘Polacco’ che hanno eseguito alcuni canti.
“Quanto più ci si allontana dagli anni della seconda guerra mondiale – ha ricordato Conte – quanto più sparisce la generazione dei testimoni diretti della tragedia dell’Olocausto, tanto più deve accrescersi la nostra responsabilità, personale e collettiva, a tutti i livelli, e per vivificare la memoria”.
La necessità di trasmettere la memoria della Shoah, educando i giovani trasformandoli essi stessi in ‘nuovi’ testimoni, sono stati al centro delle riflessioni – dedicate ai 100 anni dalla nascita di Primo Levi – di Modiano e del presidente Dureghello che ha letto un messaggio del senatore a vita Liliana Segré.
La necessità di tutelare la memoria deve però andare avanti anche con la ferma lotta ad ogni nuovo fascismo e razzismo. Confortanti le parole del premier Conte: “Nelle mie funzioni di presidente del Consiglio, nell’esprimere la ferma condanna nei confronti di episodi riprovevoli che si sono purtroppo intensificati negli ultimi tempi, desidero da questo luogo così evocativo ribadire ancora una volta gli impegni dell’Italia, in Europa e nel mondo, per tutelare e promuovere la libertà religiosa e il dialogo e per combattere senza esitazioni ogni forma di discriminazione e di intolleranza”. “Come ho ricordato – ha aggiunto – nella mia visita di gennaio, l’antisemitismo, quello di ieri e quello di oggi, è un suicidio dell’uomo europeo che disprezzando e rifiutando l’ebreo disprezza e rifiuta se stesso, nega una parte fondamentale della sua identità”.
“Purtroppo – ha concluso – ancora oggi, in molti Paesi d’Europa – anche in Italia, nella stessa città di Roma – assistiamo a episodi di riprovevole violenza, che costituiscono il sintomo di un progressivo arretramento dei presidi di civiltà, di un drammatico affievolimento della sensibilità collettiva di fronte all’emersione di antiche e nuove forme di razzismo, spesso di matrice antisemita”.