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    Abbraccerei il mondo se il mondo abbracciasse me: Edith Bruck dialoga con Maurizio Molinari

    La vincitrice del Premio Strega Giovani e finalista al Premio Strega, Edith Bruck ha presentato il suo libro “Il pane perduto”, edito da la Nave di Teseo, ad un evento organizzato dalla Fondazione Museo della Shoah, presso il Palazzo Mattei Giove.

    In un dialogo con il Direttore del quotidiano La Repubblica, Maurizio Molinari, la Bruck, ebrea di origine ungherese sopravvissuta alla Shoah, ha ripercorso le tappe della sua vita tracciate nel libro: dall’infanzia, alla prigionia ad Auschwitz, fino al ritorno alla vita: il trasferimento in Israele, il viaggio in giro per l’Europa e il suo costante impegno con gli studenti delle scuole, in cui la scrittrice si reca ogni giorno, da ormai sessant’anni per trasmettere la sua testimonianza.

    “Non volevo indossare uniformi né avere un’arma in mano: dopo Auschwitz volevo la pace” racconta la Bruck, “Ho iniziato a scrivere in Ungheria: nessuno ci ascoltava e io ero piena di parole. Ho iniziato a scrivere, perché la carta sopporta tutto”.

    Un connubio tra Storia e Memoria, che culmina con la straziante Lettera a D. dell’ultimo capitolo, che ha colpito i lettori, inclusi il Presidente Mattarella, un “uomo apparentemente riservato, ma buono”, così lo descrive la scrittrice; e lo stesso Papa Francesco, che ha sentito il bisogno di incontrare di persona Edith Bruck, per scusarsi a nome dell’umanità per il crimine commesso contro gli ebrei: “Nessuno si confronta con le proprie colpe”, continua la Bruck: un gioco iniziato subito dopo la guerra. I colpevoli  non si confrontano con i propri misfatti e l’uomo continua senza confrontarsi con il passato.

    Il tempo è unico: se non si affrontano le verità si ricomincerà sempre da capo e continueremo ad essere circondati da guerre e massacri”.

    Un costante impegno verso le giovani generazioni, perché siano loro a portare avanti le testimonianze dei sopravvissuti.

    “Primo Levi era preoccupato, perché già all’epoca c’era forte negazionismo, quando noi eravamo tutti vivi. È importante l’educazione a casa e nelle scuole: spero che i miei libri abbiano in qualche modo risvegliato i sentimenti dei ragazzi”.

    Non è un caso che sia stata proprio una giuria di studenti a votare “Il pane perduto” come Premio Strega Giovani, riconoscendo il valore e l’importanza della Memoria.

    “Ciò che conta non è la vittoria, ma il fatto che i ragazzi abbiano letto un libro come questo. Non si tratta di un’autobiografia, perché la Memoria riguarda tutta l’umanità”, ha dichiarato la Scrittrice poco dopo la vittoria.

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