Il Ministro degli Esteri israeliano incontrerà domenica a Roma il segretario di stato americano Blinken. È il secondo viaggio di Lapid come ministro degli esteri israeliano, dopo quello a Dubai di due giorni fa e il secondo incontro ad alto livello fra Israele Stati Uniti dell’ultima settimana dopo i colloqui che il Capo di Stato Maggiore dell’esercito Israliano Kochavi ha avuto ieri con il suo omologo americano. Difficile dire che cosa si diranno i due diplomatici, ma certo l’incontro è imprevisto e non sarà un puro gesto di amicizia. Il quadro diplomatico del Medio Oriente si sta muovendo con rapidità inconsueta: in Iran è stato eletto presidente Raisi, il “macellaio” che come capo di tutto il settore giudiziario ha represso nel sangue le rivolte giovanili degli scorsi anni e che è esponente della linea dura anche sugli armamenti nucleari e sulla politica regionale iraniana. Da Gaza arrivano a Israele segnali di nuova possibile escalation, dopo che Bennett ha dichiarato di non essere disposto ad accettare che Hamas detti le regole del gioco. Nel frattempo in Iran continuano roghi sospetti di parti del sistema nucleare (l’altro ieri è stata arrestata per un “guasto tecnico” la sola centrale atomica civile del paese). Ma a Vienna proseguono le trattative per fare ripartire l’Icpcoa, l’accordo con l’Iran voluto da Obama, da cui Trump si era ritirato e che Israele giudica “molto pericoloso”. Si dice che gli americani siano pronti ad accettare una precondizione importante dell’Iran per far ripartire le trattative, che ora sono sospese e cioè che vogliano abolire le sanzioni sul petrolio iraniano imposte da Trump. È questo che Blinken dirà a Lapid? O è Lapid che farà sapere a Blinken tutto ciò che i servizi segreti di Israele stanno scoprendo sul progetto di armamento nucleare iraniano? Difficile dire. Certo che l’incontro è importante e probabilmente sarà condotto con molta cordialità, dato che Lapid nel composito schieramento governativo di Israele è uno dei più vicini per idee e sensibilità all’amministrazione democratiche.