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    Emuna Elon, le acque profonde della vita

    Un amico ferrarese mi ha chiamata una mattina per chiedermi: “cosa significa emuna in ebraico?”. Ho risposto: “fede”. “E cosa vuol dire elon“? “Quercia”. “Allora, ha concluso lui, sto recensendo un libro scritto da una donna straordinaria che ha una fede come una quercia”.

     

    Ho capito solo a quel punto che stava parlando di Emuna Elon, una scrittrice israeliana che avevo letto in ebraico e in inglese. “Ci ha donato un libro bellissimo – ha ripreso Gianni – costruito come un thriller e tradotto magistralmente da Elena Loewenthal. Si intitola La casa sull’acqua e lo ha pubblicato Guanda”.

     

    Quella mattina non sapevo che presto avrei incontrato io stessa Emuna, toccando con mano quel destino raccolto nel nome: la sua fede nel popolo ebraico, radicata e frondosa, come una grande quercia.

     

    Emuna vive a Gerusalemme ed è figlia di un noto saggio e studioso, Rav Pinchas HaCohen, che ho sentito tante volte citare. Si è sposata giovane con Benny Elon, anche lui rabbino, figlio del professor Menachem Elon, colui che ha coniugato la legge costituzionale israeliana con la legge della Torah. Benny, che è stato deputato alla Knesset di Israele, è mancato quattro anni fa.

     

    Nonostante questo, Emuna ha mantenuto il suo sguardo pieno di amore, per i suoi sei figli e i suoi tanti nipoti. Amore per il suo popolo ed il suo paese. Da questo profondo sentimento nasce il desiderio di ricostruire e raccontare storie. “Le storie ci avvicinano alla fonte, al mistero della creazione”, ripete, citando il Ba’al Shem Tov, padre del chassidismo, il movimento mistico ebraico nato nella Polonia del XVIII secolo. Emuna insegna ebraismo e chassidismo ed è una donna ortodossa moderna. Alla fine degli anni ‘90 è stata consigliere del primo ministro d’Israele sullo status delle donne. Firma editoriali sui giornali più letti del paese. Negli Stati Uniti i suoi libri sono diventati best sellers. In Italia esordisce con il suo quarto romanzo, ambientato ad Amsterdam negli anni della seconda guerra mondiale, l’unica guerra conosciuta dagli olandesi. “Non vengo da lì – dice ad EBRAICA, il Festival internazionale di cultura che l’ha invitata a parlare – ma ho voluto ambientarvi il mio libro perché mi ha colpito che gli ebrei olandesi fino all’ultimo non hanno creduto che sarebbero stati in pericolo in quel paese che li aveva ospitati da centinaia di anni”. “Un po’ come è successo agli ebrei italiani”, le racconto mentre parliamo, “traditi dall’Italia fascista nonostante fossero qui da oltre 2000 anni”. È contenta Emuna di parlare per la prima volta al pubblico italiano. A EBRAICA racconta del libro, dei suoi viaggi ad Amsterdam per cucire le vite dei suoi personaggi, parla dei valori ebraici e, riferendosi al titolo del festival, Second life, ricorda come l’ebraismo insegni a cambiare e migliorarsi. “Nell’ebraismo il concetto di teshuvà, che ci permette di accedere a una seconda vita, è legato anche al ritorno: un ritorno a noi stessi, a chi siamo veramente”, spiega la Elon. Emuna esplora come l’ebraismo offra strumenti di resilienza, di correzione, di cambiamento anche in situazioni estreme, come la Shoah, e perfino la lunga guerra – secondo lei, “un’unica lunga guerra” –  in cui è ingaggiato da quasi cento anno lo Stato di Israele.

     

    “Raccontare storie è un modo per scavare nel nostro essere umani e scoprire di più su noi stessi. Ma è proprio la profonda umanità di certe situazioni a far sì che anche persone lontane e sconosciute possano identificarsi in esse”.

     

    Emuna è anche madre di Ori Elon, uno degli inventori della serie televisiva Shtisel, su cui, a sorpresa, fa alcune rivelazioni. Racconta come è nata la serie, seduti al tavolo di un piccolo ristorante di Gheula, uno dei quartieri ultra-ortodossi di Gerusalemme. Ricorda la passione, sicuramente contagiosa, del figlio per certi valori semplici.

     

    Il pubblico italiano, che tanto ha amato Shtisel, troverà nella scrittura di Emuna alcuni aspetti della vita molto presenti nella serie televisiva. Anche se lei – lo mette in chiaro – non appartiene al mondo ultra-ortodosso. I suoi libri traspirano però la stessa forza dei sentimenti tra le persone, e il coraggio delle donne e delle madri. “La casa sull’acqua è anche un romanzo sull’amore incondizionato tra madre e figlio. Un amore pronto a tutto”, ci dice Emuna, lasciandoci poi inabissare nelle acque profonde di una storia che non si riesce a smettere di leggere finché non si è arrivati alla fine.

     

    L’incontro di Simonetta Della Seta con Emuna Elon sarà trasmesso sulla pagina Facebook e di EBRAICA – Festival Internazionale di Cultura martedì 15 giugno alle ore 19.

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