«Dopo cinque anni, mi diverto ancora a creare contenuti, e la gente si diverte ancora a leggerli». Ha più di 136 mila follower, l’account parodia dei servizi segreti israeliani creato da un impiegato in un’azienda di software, Shawn Eni. Che, ironia della sorte, vive nella città di Modi’in. Cioè, dall’ebraico, “intelligence”. Il bersaglio dello humor di @TheMossadIL non è tanto l’“Istituto”, quanto i suoi detrattori. Si capisce fin dalla bio del profilo: “Mettiamo laser su animali acquatici e altri imbrogli satirici”. «L’hasbara è sempre stato uno dei miei hobby preferiti», spiega a Shalom il canadese di Winnipeg, arrivato in Israele undici anni fa. Con un primo account Twitter, in cui commentava le notizie di cronaca con humor e a titolo personale, fu notato da blog e organizzazioni in difesa di Israele. Dopo varie collaborazioni, tra il 2013 e il 2015, perfino come content editor per il ministero degli affari strategici israeliano, Eni ha preferito tornare al suo lavoro di informatico e continuare ad assecondare il suo talento naturale per il sarcasmo nel tempo libero. Nel 2016 debutta su Twitter come @TheMossadIL, «il cui scopo – chiarisce – è intrattenere, divertire, informare». Come è nata l’idea di un account parodia del Mossad? «Qualcuno doveva dare voce ai fantomatici servizi segreti israeliani che esistono solo nei titoli più esilaranti dei giornali egiziani o iraniani. A questo surreale Mossad che ruba le nuvole per non far piovere in Iran, responsabile di misteriosi attacchi di squali ai danni dei turisti egiziani, che infiltra lucertole-spia per sottrarre informazioni sul programma nucleare iraniano. Il materiale a disposizione è praticamente inesauribile. Tutta questa situazione di conflitto intorno a Israele è un tema estremamente serio ma il coro di voci intorno è monotono, si sentono sempre le stesse cose. Ho pensato che qualcuno dovesse provare una strada diversa. Ho scelto la mia: lo humor». Eppure, nonostante i nonsense e i meme, capita ancora che qualcuno lo scambi per un account ufficiale? «Sì! E non so come sia possibile. Il logo l’ho disegnato da solo. Le parole intorno allo stemma – “dove non c’è intelligence una nazione è stupida” – sono evidentemente una battuta. Chi potrebbe pensare, onestamente, che si tratti di un profilo ufficiale? Ma questo è il segreto della satira: restare in bilico sulla linea sottile tra scherzo e verità. E a volte il gioco procede in maniera indipendente. Come quando un follower si trova a chiarire che si tratta di un profilo satirico, e un altro risponde: “Questo è quello che il Mossad vuol farti credere”». Cosa considera un “buon risultato”? Un retweet da un account influente o l’interazione con un grand numero di pubblico generico? «Capita di tutto. Ho ricevuto risposte reali da Hamas, quando ancora Hamas aveva un account Twitter. E da un profilo ufficiale dell’Iran, qualsiasi cosa rappresentasse. Mi rispondono i politici. Alcuni pensando di interagire con il vero Mossad. Altri, semplicemente stanno allo scherzo. Che è quello che preferisco». Il vero salto di popolarità arrivò dopo il primo anno di rodaggio. Con una sola parola, riuscì a decuplicare i follower. Le bastò citare il tweet di Linda Sarsour, attivista americana nota per le posizioni filo-palestinesi e anti-israeliane, che chiedeva alla community: «Ho appena perso tutti i miei thread di testo. Ho un iPhone. Qualche idea sul perché?» e far rispondere da @TheMossadIL semplicemente «Yes». Una pioggia di 3.600 retweet e più di 8.000 like portò l’account a un livello superiore di notorietà e influenza. È successo altre volte? «Recentemente mi è stata segnalata, per le sue posizioni filo-palestinesi, una influencer indiana con un milione di follower. Ho commentato un suo tweet anti-israeliano con la prima cosa che mi è venuta in mente. In un attimo, ho preso 5 mila like e ho 10 mila nuovi follower che mi seguono dall’India. La stessa cosa mi è successa con l’Iran». In effetti, è sorprendente che la provenienza geografica dei suoi follower riveli un buon 1,2% di seguito in Iran. Chi sono queste persone? «Molti sono odiatori, ma tanti altri mi sostengono. In privato, da gente che non può esporsi, in Iran, mi arrivano messaggi di apprezzamento per Israele. Ma non posso condividerli, li metterei in pericolo». Riceve anche intimidazioni? «Ogni giorno! Ormai non ci faccio nemmeno più caso. Però, dato che sento anche un certo peso di responsabilità, se leggo qualche minaccia sul mio account, incoraggio i follower a segnalarla a Twitter perché sia rimossa». Ha un metodo di lavoro o improvvisa? «Per lo più sono spontaneo. A volte i follower mi taggano per invitarmi a reagire su qualche tema. Scorro le news sui social, faccio una ricerca sulle notizie di tendenza. E faccio esprimere il “Mossad” a riguardo. Poi aspetto le risate». Con quali altri account satirici ha un buon feeling? «Ce ne sono molti che hanno seguito il mio esempio, come l’account @MossadArgentina. E ci sono tutti quei profili satirico-sionisti che mi diverte leggere, con cui ci spalleggiamo a vicenda, come PreOccupied Territory o The Daily Freier». Che progetti ha per il futuro dell’account? «Ho raccolto le storie più esilaranti e vorrei pubblicarle in un libro. Talvolta qualche brand o influencer mi propone azioni di reciproca promozione ma non mi interessa. Non vedrete mai il Mossad fare pubblicità a un rossetto, per intenderci». Ma il Mossad vero, ha mai bussato alla sua porta? «Bussato proprio alla porta, mai. Però mi hanno contattato, una volta. Cioè, non loro direttamente, ma… in qualche modo, diciamo. Volevano che rendessi chiaro che il mio account è una parodia. Stavano per lanciarne uno ufficiale, dedicato al reclutamento professionale, e non volevano che le persone potessero fare confusione». Dei 136 mila follower, tra cui moltissimi diplomatici israeliani e giornalisti internazionali specializzati in Medio Oriente, di quale va più fiero? «È difficile da dire, ma ogni volta che Dean Cain [il protagonista della serie tv “Lois & Clark – Le nuove avventure di Superman”, NdR] mi ritwitta mi fa sorridere sapere che anche Superman mi segue».