Cantante, attore e ora con “Il bacio di Brianna”, da oggi in libreria, si è scoperto anche scrittore. Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, storico front-man degli Almamegretta, nella sua carriera ha raccontato storie con le sue canzoni, mostrando la propria visione del mondo attraverso la sua voce. Con il suo libro d’esordio, edito da Mondadori, è riuscito a dare nuova linfa ai suoi racconti, prima confinati all’interno di una strofa.
«Durante il lockdown, in un momento in cui si era praticamente azzerata la mia attività da musicista, ho pensato che tutti quei racconti che mi venivano in mente potessero respirare di più – ha detto Raiz a Shalom – e così sono diventati racconti molto più lunghi.»
Venti storie di fiction che partono da episodi di vita, ma anche dai luoghi dove lo stesso Raiz ha vissuto: dalla sua Napoli a Milano, passando per Londra, dove è stato per tanto tempo, fino ad arrivare a Tel Aviv, in cui ha vissuto dal 2016 fino allo scoppio della pandemia.
Il minimo comune denominatore che lega i diversi racconti è il motore che fa muovere il mondo, l’amore, o per meglio dire, la sua ricerca. Ma gli stessi racconti sono anche un viaggio tra molte tematiche care al front-man degli Almamegretta, tra cui una in particolare, quella dell’immigrazione. «Ho sempre lavorato sulla coesistenza e sulla convivenza, infatti tra le storie presenti nel libro c’è anche quella di un immigrato» ha spiegato l’artista, sottolineando però come il sociale non sia il centro del libro, ma faccia parte solamente di alcuni dei segmenti narrativi raccolti.
Nella storia del cantante e anche nel libro si può trovare un legame particolare tra due città lontane, ma allo stesso tempo molto vicine: Napoli e Tel Aviv. «Entrambe le città sono molto influenzate dalla presenza del mare, la vita – spiega Raiz – si svolge molto sul litorale».
Inconsapevolmente sono anche legate, nonostante la distanza, negli aspetti della vita di tutti i giorni. In particolare nel modo di vivere la città, perlopiù per le strade, infatti Raiz fa notare come anche quando si va nei locali si sta per strada.
«Chiunque conosca gli israeliani, sa bene che sono persone dotate di una grande curiosità, hanno la “faccia tosta”, ma soprattutto possiedono grande cuore e disponibilità verso l’altro, e in tutto questo noi napoletani non siamo molto diversi».
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