Come tutti ormai sanno, il Likud, ma soprattutto Bibi Netanyahu, ha vinto le elezioni Israeliane, contro tutte le previsioni e contro tutti gli ostacoli. A fermarlo non sono bastati tre generali ex capi di stato maggiore delle forze armate e neppure un annuncio di incriminazione per reati che almeno da lontano sembrano piuttosto discutibili, come aver ricevuto da un ricco sostenitore qualche regalo di champagne e sigari, o aver discusso con editori di media come poter avere una informazione migliore sul governo di quella estremamente ostile che è la norma nei media israeliani. Nonostante le riserve di pezzi importanti di stato (gli ambienti militari e quelli giudiziari) è evidente che gli israeliani si fidano del primo ministro uscente e vogliono continuare a essere governati da uno statista che insieme è sicuramente un guardiano intransigente della sicurezza nazionale, per nulla disposto a sacrificarlo al pensiero unico della terra in cambio di pace, ma anche un grande diplomatico capace di spiegare ai potenti della terra la causa di Israele. E infine è cauto, per nulla avventurista, un politico che guarda ai dati della realtà più che alle passioni e non si lascia trascinare in guerra, con tutti i danni che questo comporterebbe, per vendicare i crimini dei terroristi, gravissimi sul piano etico ma militarmente poco pericolosi. E’ significativo che le statistiche dicano che la maggioranza raccolta dal Likud venga soprattutto dai giovani, coloro che hanno un futuro davanti e vogliono che sia tutelato con la forza e l’intelligenza. Non è la nostalgia che spinge questa maggioranza, al contrario è la speranza.