Una nuova calunnia si è aggiunta al ricco armamentario della propaganda antisemita. Israele, che è un esempio per tutto il mondo nella lotta contro il Covid avendo vaccinato finora circa il venti per cento della sua popolazione (l’Italia, che è ben piazzata in Europa, ha appena superato l’uno per cento), sarebbe colpevole per giornali come il Guardian e il New York Times, di non vaccinare i palestinesi, privilegiando invece i “coloni”. La calunnia è facile da smontare: gli accordi di Oslo assegnano la sanità fra le materie esclusive dell’Autorità Palestinese, naturalmente sui territori che amministra. Essa non ha richiesto e a a quanto pare non vuole affatto ricevere da Israele il vaccino. Lo stato ebraico peraltro ha fatto uno sforzo notevole per convincere gli arabi israeliani, piuttosto restii, a farsi vaccinare e ha incluso nella campagna tutti i cittadini ma anche i residenti stranieri, inclusi i non pochi cittadini dell’Autorità Palestinese domiciliati a Gerusalemme. Lo Stato ebraico ha sempre permesso il passaggio del materiale sanitario non solo verso i territori amministrati dall’AP in Giudea e Samaria, ma anche verso Gaza. Se i loro abitanti non sono largamente vaccinati, ciò dipende da scelte di chi li governa, che investe gli abbondanti fondi dell’aiuto internazionale invece che in sanità in armi e tunnel d’attacco (a Gaza) e in stipendi per i terroristi (Ramallah) – per non parlare dei conti correnti personali di Abbas e dei leader di Hamas. I vaccini infatti costano, Israele ne ha avuto tanti perché li ha pagati più del prezzo di mercato, investendo più di mezzo miliardo di euro solo per Pfitzer. Ma se la calunnia è fragile, la sua motivazione è interessante. C’è dietro l’immagine antisemita antica degli ebrei che avvelenano i pozzi e diffondono le epidemie, per cui nel Medioevo ogni ondata di peste si portava dietro assalti ai quartieri ebraici e stragi terribili di ebrei. Ma c’è anche una contraddizione contemporanea: da un lato si dice che c’è uno stato di Palestina, indipendente e autonomo, che va riconosciuto da tutti. Dall’altro si ritiene Israele (e non gli altri vicini, come l’Egitto e la Giordania, soprattutto non i dittatori locali) sempre responsabili di quel che accade in questi territori. Dev’essere Israele, per questi politici intellettuali e giornalisti antisionisti a portare – gratis, naturalmente – a Gaza e Ramallah i vaccini, ma anche l’acqua, l’elettricità, i rifornimenti petroliferi, le materie prime che magari i terroristi impiegano per costruire missili e altre armi. E se non ci sta, è immorale, oppressivo, antiumano e naturalmente “occupante”.