“E’ la storia di un amore proibito ma è soprattutto lo spunto
per raccontare una tragedia del secolo scorso. E’ un racconto pieno di sentimento,
di compostezza, di eleganza, ma anche di una tragica verità. La verità sulla
tragedia subita dagli ebrei durante il regime nazista e nella Norimberga degli
anni ’30 e ’40”.
Così Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di
Roma, descrive il libro di grande successo ‘Il caso Kaufmann’ di Giovanni
Grasso che verrà presentato su iniziativa della Comunità ebraica domani – alla presenza
dell’autore – presso la Fondazione Besso, con interventi di Marco Damilano
(Direttore de L’Espresso), Riccardo Di Segni (rabbino capo di Roma) e Michela
Ponzani (storica).
“Leo Kaufmann – spiega Dureghello – è il presidente della
comunità ebraica di Norimberga, e nel romanzo viene raccontato come sia stato
travolto dagli eventi, sconvolto nella sua autorevolezza, nella sua generosità,
nella sua compostezza dal mondo che lo circondava e nel quale maturava un odio
ingiustificato, immotivato, incomprensibile. Così per colpire, ferire e
disumanizzare gli ebrei, a cominciare dai loro sentimenti, vennero introdotte le
famigerate leggi razziali di Norimberga”.
Per raccontare questa pagina di storia, meno conosciuta della
Shoah, Giovanni Grasso – storica firma di «Avvenire», biografo di Oscar Luigi
Scalfaro e Piersanti Mattarella, dal 2015 consigliere del presidente Sergio Mattarella
per la comunicazione — ha studiato per anni la persecuzione degli ebrei in
Germania, che ora fa rivivere attraverso l’invenzione letteraria.
“E’ un romanzo – sottolinea Dureghello – che mi ha
appassionato ma che soprattutto ha stimolato una riflessione profonda sulla
responsabilità e sul mondo nel quale viviamo. Spesso travolti dalla
quotidianità ci sfuggono segnali importanti, e il romanzo è il racconto di
questa sottovalutazione che colpì all’epoca anche gli stessi ebrei tedeschi. E’
un romanzo che nel ricostruire una terribile pagina di storia vuole essere un
richiamo a non minimizzare i segnali di intolleranza e di rifiuto che possono
venire dalla società, anche dagli amici, dai vicini, dai dipendenti, dai
collaboratori che possono distruggere anni di credibilità e di autorevolezza,
senza poter fare nulla. Questo è quello che nel romanzo ferisce più di tutto e ci
richiama quindi ad una responsabilità dell’oggi, quella di non sottovalutare
nulla, di avere sempre chiara la storia e il proprio passato. ‘Il caso Kaufmann’ ci
offre una riflessione necessaria e attuale. Per tutte queste ragioni, per
queste considerazioni che ci vengono dalla lettura di questo romanzo – conclude
il presidente della comunità ebraica romana – è doveroso dire grazie a Giovanni
Grasso, nel cui lavoro si racchiude un sentimento e una condivisione di valori
di convivenza che da anni accomunano il nostro percorso”.