La mostra
‘Il Rinascimento parla ebraico’, che apre al pubblico il 12 aprile a Ferrara,
al Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah, ha ricevuto la Medaglia
del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un riconoscimento ufficiale
– sottolineano i responsabili del Meis – dello “straordinario valore del
percorso espositivo”.
La
narrazione del Rinascimento ebraico affronta uno dei periodi cruciali della
storia culturale della penisola, decisivo per la formazione dell’identità italiana.
La mostra, curata da Sergio Busi e Silvana Greco, ne svela un aspetto del tutto
originale: la presenza degli ebrei e il fecondo dialogo culturale con la cultura
cristiana di maggioranza. A far emergere questa dinamica, opere pittoriche come
la ‘Sacra famiglia e famiglia del Battista’ (1504-1506) di Andrea Mantegna, la
‘Nascita della Vergine’ (1502-1507) di Vittore Carpaccio, la ‘Disputa di Gesù
con i dottori del Tempio’ (1519-1525) di Ludovico Mazzolino, ‘Elia e Eliseo’ di
Stefano di Giovanni di Consolo detto il Sassetta, dove spuntano a sorpresa significative
scritte in ebraico. Manoscritti miniati ebraici come la ‘Guida dei perplessi’ di
Maimonide (1349), acquistato dallo Stato italiano meno di un anno fa. O l’Arca
Santa lignea più antica d’Italia, mai rientrata prima da Parigi, e il Rotolo
della Torah di Biella, antichissima pergamena della Bibbia ebraica, ancora oggi
usata nella liturgia sinagogale. Attraverso questi capolavori ‘Il Rinascimento
parla ebraico’ testimonia che gli ebrei c’erano, ed erano attivi e
intraprendenti: a Firenze, Ferrara, Mantova, Venezia, Genova, Pisa, Napoli,
Palermo e Roma. A periodi alterni accolti e ben visti, con un ruolo non
secondario di prestatori, medici, mercanti, oppure oggetto di pregiudizio.
Interpreti di una stagione che racchiude in sé esperienze multiple, incontri,
scontri, momenti armonici e brusche cesure.