Imbrattato ieri a Lucca, con adesivi e vernice nera, il cartello stradale della via intitolata in città a Erno Erbstein (1898-1949), ungherese ed ebreo, che dopo una carriera da calciatore divenne anche allenatore del Grande Torino, morendo con la squadra a Superga. Erbstein allenò la Lucchese dal 1933 al 1938 prima di passare al Torino. Sull’episodio ci sono indagini in corso e si sospetta la matrice di estrema destra. In particolare gli adesivi che compaiono sul cartello sono da riferire a un gruppo di ultras della Lucchese, tifoseria che, in parte, ha connotazioni politiche di estrema destra. Il sindaco Alessandro Tambellini, commentando l’episodio, parla di “estrema destra strisciante, gente che inneggia al Duce e al Fascismo e che occupa una parte della curva della Lucchese, senza però conoscere la storia gloriosa della squadra per cui tifano. Erbstein, oltre a rappresentare uno dei migliori testimoni di quella scuola ungherese del calcio che ha portato innovazione e avanguardia, è l’allenatore che ha condotto la Lucchese ai massimi livelli, diventando in quegli anni la squadra più forte d’Italia. Amava Lucca, Erbstein. Così come la ama la figlia, Susanna. Furono costretti a lasciare la città e l’Italia a causa delle leggi razziali, passare tutto il peggio possibile a causa del Fascismo e del Nazismo, per poi tornare e rinascere, più forti e orgogliosi. Più forti e orgogliosi di una bomboletta spray o degli adesivi che vorrebbero cancellare il loro nome”.