Il giudice di Pace di Padova ha rigettato il ricorso contro
il decreto di espulsione per pericolosità sociale connessa al rischio di derive
terroristiche nei confronti dell’albanese Shaban Caca. L’albanese era stato
allontanato dall’Italia mediante accompagnamento coattivo alla frontiera lo
scorso 20 dicembre poiché le indagini della Digos di Padova avevano riscontrato
condotte ritenute pericolose per la sicurezza nazionale. Il giudice di Pace nel
provvedimento ha riconosciuto la fondatezza delle motivazioni poste a
fondamento dell’espulsione in relazione alle frequentazioni pericolose di Caca.
Il monitoraggio del suo profilo Facebook aveva infatti evidenziato la pubblicazione di post comprovanti il
collegamento diretto dell’uomo con imam radicali, alcuni dei quali già
coinvolti in indagini inerenti il reato di istigazione all’odio razziale e di
reclutamento di giovani volontari nelle file dell’Isis. Le indagini avevano
anche rilevato come Caca avesse nel tempo maturato forti risentimenti nei
confronti degli ebrei e della cultura occidentale così come emerso nei numerosi
post pubblicati su Facebook dal contenuto chiaramente antisemita e di condanna
delle celebrazione delle festività cristiane, in particolare del Natale. Il
giudice di Pace nel dispositivo di sentenza ha rilevato come “l’uso di
internet non è meno grave del contatto personale” in un ambito come quello
del terrorismo internazionale di matrice islamica in cui proprio il web ha
rappresentato un contesto privilegiato per la propaganda jihadista, finalizzata
all’adesione a gruppi terroristici ovvero al compimento di atti violenti in
Europa contro i “miscredenti”. Su tale ultimo aspetto la Digos aveva
accertato come il trentottenne albanese avesse intrapreso un’azione di indottrinamento
all’islam radicale nei confronti di un giovane connazionale con cui nell’ultimo
periodo aveva condiviso il proprio appartamento a Padova.