Qualcosa è andato storto nei colloqui tra Trump e Kim Jong-un ad Hanoi. I negoziati in corso in Vietnam sono stati interrotti anticipatamente dopo quello che era apparso un primo cordiale incontro con tanto di strette di mano e sorrisi in favore dei fotografi. I due hanno infatti lasciato il paese senza partecipare al previsto pranzo in comune né tanto meno alla conferenza stampa congiunta nella quale avrebbero dovuto annunciare un accordo sui negoziati. “Certe volte bisogna andarsene – ha dichiarato Trump. Volevano l’eliminazione completa delle sanzioni – ha spiegato in una conferenza stampa – ma sulla denuclearizzazione non erano pronti a darci quello che volevamo”. In realtà questo sembra solo un primo passo nella direzione giusta poiché lo stesso presidente americano ha tenuto a precisare che l’incontro è stato produttivo anche se i tempi sono ancora prematuri per firmare qualcosa. Fanno ben sperare anche le dichiarazioni rilasciate dal dittatore di Pyongyang ad una platea di giornalisti internazionali, cosa mai avvenuta prima “Se non volessi la denuclearizzazione non sarei qua” ha dichiarato. Insomma lo stop al prosieguo dei colloqui è sembrato, a distanza di qualche ora, un naturale e inevitabile inciampo lungo la lunga strada di un accordo che prima o poi potrebbe arrivare. A far saltare tutto sono stati proprio i dettagli sulla denuclearizzazione giudicati troppo vaghi. Kim avrebbe proposto di smantellare il suo reattore nucleare di Yongbyon, la sua principale fucina di materiale atomico, in cambio dell’eliminazione completa delle sanzioni. “Ci sono dei siti che noi conosciamo e che il mondo non conosce”, ha detto Trump, lasciando intendere che per arrivare a qualsiasi intesa Kim dovrà rinunciare anche ad altre strutture nucleari. “Dovranno fare molto di più” ha poi detto il primo inquilino della Casa Bianca. Il disarmo immediato della Corea del Nord ad oggi sembra ancora piuttosto irrealistico. La cosa insolita invece, a livello di diplomazia internazionale, riguarda il fatto che i negoziati siano stati condotti alla luce dei riflettori dai due leader in prima persona: in generale i negoziati vengono portati avanti da tutta una serie di funzionari e diplomatici fino al raggiungimento di un accordo finale. Così si evitano brutte figure e si lasciano tutti i meriti ai capi di stato ma, a quanto pare, questa volta la prassi non è stata rispettata.