“Al termine di una rappresentazione teatrale degli
studenti abbiamo deciso come scuola di istallare una pietra di inciampo. Queste
piccole targhe si trovano nelle città in cui ci sono state le deportazioni
degli ebrei, ma oggi è in atto una nuova Shoah, perché la Shoah si ripresenta
sempre”. Ezilda Pepe, preside del liceo scientifico Mangino di Pagani
(Salerno), ha così spiegato com’è nata l’iniziativa messa in piedi con gli
studenti. “In ‘Se questo è un uomo’ Primo Levi racconta la sua esperienza
di internato nei campi di Auschwitz, nel libro ‘La tregua’ descrive invece il
ritorno – racconta la dirigente scolastica -. Un passaggio mi ha colpito
particolarmente, quando alla domanda ‘È terminata la guerra?’ un personaggio
risponde: ‘È guerra sempre’. Sono parole banali, ma vanno ripetute. La storia del
passato dovrebbe insegnare a non ripetere gli errori, ma di fatto il passato si
sta già ripetendo. Ci sono tante persone che muoiono e che non hanno una
storia. Noi abbiamo voluto ricordare un ragazzino del Mali di 14 anni, il cui
corpo è stato ritrovato nel Mediterraneo. Nel giubbotto aveva una pagella con
voti alti: questo gesto deve essere un monito, deve ricordarci che dobbiamo
conoscere il male per combatterlo. Questo è stato il nostro obiettivo, per
questa ragione abbiamo voluto nel nostro liceo una pietra
d’inciampo”.
La storia del ragazzino del Mali è raccontata nel libro “Naufraghi senza volto” di Cristina
Cattaneo, medico legale che negli ultimi anni si è occupata di riconoscere i
corpi dei migranti annegati in mare. Il 14enne è morto in un barcone nel
Mediterraneo il 18 aprile del 2015, nella cucitura interna del giubbotto la
pagella scolastica con ottimi voti che forse il ragazzo voleva portare nel
nuovo mondo per mostrare di essere un bravo ragazzo.