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    Perché è importante il vaccino contro il Covid. Lo spiega il neurologo Shalom Haggiag, tra i primi ad essere sottoposto a vaccinazione

    27 dicembre 2020: arrivato il cosiddetto V-day, il giorno in cui prende il via in Italia e nel resto d’Europa il Piano vaccinale contro il Covid-19. Un momento di speranza, auspicabilmente l’inizio della fine della pandemia, sebbene si preveda un percorso di diversi mesi prima di uscirne completamente.

    Tra gli operatori del settore sanitario che hanno fruito di queste prime 9.750 dosi di vaccino, vi è anche il Dott. Shalom Haggiag, Dirigente medico Neurologo presso l’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma che sarà sottoposto a vaccinazione il 29 dicembre prossimo.

    Perché ha scelto di sottoporsi al vaccino per il Covid-19 non appena possibile?

     

    Ho atteso per mesi il vaccino per il Covid-19 e ora è finalmente una realtà. Sono felice di sottopormi al vaccino perché temo questa malattia così insidiosa. Sarò anche direttamente impegnato come medico vaccinatore nell’Azienda Ospedaliera dove lavoro. Il SARS-Cov2 è un virus vigliacco che sfrutta i giovani e i sani per diffondersi nella popolazione e colpire gli anziani e i più deboli. Ha messo in ginocchio il mondo intero. Il distanziamento sociale, la mascherina, le norme igieniche si sono dimostrate misure efficaci a limitare i contagi, ma non sufficienti a debellare il virus. Il vaccino è probabilmente l’unica arma in grado di sconfiggere o quanto meno a minimizzare la pandemia”.

     

    Perché è importante che sia il personale sanitario che tutta la cittadinanza aderiscano alla campagna vaccinale?

     

    È importante vaccinare gli operatori sanitari per tre motivi. Il primo perché sono le figure maggiormente a rischio di contagio ed è giusto metterli nelle condizioni di lavorare in sicurezza. Il secondo è che vaccinare medici e infermieri rende gli ospedali più sicuri per i pazienti. Infine perché è importante che gli operatori sanitari diano il buon esempio. Solo un’ampia adesione alla vaccinazione, almeno del 75% della popolazione, potrà realizzare concretamente l’immunità di gregge. L’auspicio è che questa campagna vaccinale, che ha una portata storica, veda la più ampia partecipazione possibile. Se così non fosse si rischierebbe di vanificare l’incredibile risultato raggiunto dalla ricerca in così breve tempo”.

     

    Uomini di scienza oltre a importanti capi di stato e di governo hanno fatto o faranno il vaccino ripresi dalle telecamere. Pensa che possa essere un approccio valido per sensibilizzare l’opinione pubblica? Quale messaggio vuole mandare a chi per diversi motivi è scettico?

     

    Credo di si. Ben vengano le vaccinazioni in TV o in diretta Facebook di personalità della politica, della scienza e anche dal mondo religioso. É un atto trasparente di coerenza e con un potente impatto mediatico, le immagini della vaccinazione di Netanyahu ne sono la dimostrazione. Il nostro Capo dello Stato Sergio Mattarella ha già dichiarato che si sottoporrà al vaccino appena possibile.

    Agli scettici direi che è comprensibile avere qualche riserva sul vaccino. Tuttavia gli standard della medicina occidentale, adottati dalle agenzie regolatorie, sono garanzia per efficacia e sicurezza del vaccino. L’alternativa sarebbe proseguire la convivenza con il coronavirus, con tutto quello che comporta”.

     

    “Vaccinarsi è un atto d’amore e di responsabilità nei confronti della collettività”: questa la dichiarazione di Claudia Alivernini, l’infermiera 29enne dello Spallanzani di Roma prima vaccinata della giornata di domenica. Si sente di sottoscrivere queste parole? Come le andrebbe a integrare?

     

    Sottoscrivo pienamente. Conosco i colleghi dello Spallanzani di cui ho molta stima e le parole dell’infermiera esprimono lo spirito con cui hanno condotto la lotta al Covid-19 in questi mesi. Mi sentirei di integrare dicendo che vaccinarsi è indispensabile. Il vaccino è indispensabile se vogliamo provare ad archiviare il Covid-19. Nel mondo già 4 milioni di individui sono stati vaccinati, e ad oggi il profilo di sicurezza del vaccino è eccellente. Gi effetti collaterali più frequenti sono stati dolore nel sito di inoculo, stanchezza, mal di testa, brividi. I sintomi sono stati di intensità lieve e risolti in poche ore o giorni dopo la vaccinazione. Per quanto riguarda gli effetti collaterali a 5 o 10 anni è impossibile escluderli, come non possiamo farlo per qualsiasi altro farmaco. Così come non sappiamo cosa possa accadere a distanza di anni in chi oggi si ammala e sopravvive al Covid-19. Si tratta di fare una valutazione dei benefici e dei rischi potenziali, ed ognuno ne trae le proprie conclusioni”.

     

    Nella religione ebraica, la vita umana è un bene primario e la tutela della vita è un obbligo, tanto che si possono trasgredire anche le norme della tradizione. In questa sua decisione ha influito anche la sua identità ebraica?

     

    Il piquach nefesh è un principio che pone la tutela della vita umana come prioritaria e superiore ad ogni altra legge. In quest’ottica, sin dai tempi del Talmud, gli ebrei hanno aderito alla medicina razionale basata sul rigore metodologico e l’osservazione. Da quando è stato loro consentito, gli ebrei in Occidente hanno frequentato le facoltà di medicina e ne hanno contribuito allo sviluppo nei secoli. In questa tradizione ci riconosciamo.

    Ricordiamoci che le comunità ebraiche nel mondo sono state particolarmente colpite dal Covid-19. Israele è tra i paesi con i più alti tassi di contagio, registrati soprattutto nelle città a carattere più religioso. Anche la nostra comunità di Roma è stata travolta dalla pandemia, che ci ha costretto a rinunciare ad una condivisione, almeno fisica, della vita ebraica e ci ha causato perdite dolorose. Per cui credo che aderire alla vaccinazione sia un modo di impegnarsi per la kehilà, per salvaguardare le nostre vite vicendevolmente, per rendere i nostri luoghi condivisi più sicuri e protetti”.

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