Si è spento venerdì 18 dicembre all’età di 83 anni Giacomo Di Segni, meglio conosciuto come “Mugnetta”. Un personaggio importante all’interno della Comunità Ebraica di Roma, che si è sempre prodigato per difendere l’ebraismo nel secondo Dopoguerra, quando la Comunità, scossa dalla razzia del 16 ottobre e dalla perdita dei propri cari nei campi di sterminio, si trovava ancora a dover fronteggiare l’odio antisemita. Ed è riuscita ad affrontarlo proprio grazie alla presenza di elementi coraggiosi e determinati come Mugnetta.
Attivista fin dalla gioventù, Mugnetta riesce a salvarsi dai nazifascisti a sette anni, quando suo padre lo spinse giù dal carro ferroviario diretto al campo di concentramento di Fossoli. Da solo, come raccontò in una intervista al giornale Shalom, attraversò il centro Italia mettendoci alcuni mesi per ritornare a Roma.
Di Segni fu anche tra i romani che diedero aiuto alla Comunità Ebraica di Firenze, colpita dall’alluvione nel 1966.
Ex urtista, legato da amicizia al pugile Moretto, fu sempre in prima linea durante gli scontri con i fascisti per difendere i membri della Comunità dalle aggressioni. Una persona generosa, che si è dedicata per molto tempo alla gestione del Tempio Beith Shalom e del Tempio della Casa di Riposo, Le Palme. Una persona che dava ospitalità ai senza dimora nel giorno di pioggia e dedita alla famiglia.
“Per la Famiglia papà è sempre stato presente, fin dalla morte di nostra madre”, racconta suo figlio Emanuele Di Segni, “è sempre stato dedito alla famiglia e alla religione, sebbene tenesse moltissimo ad andare al Tempio, non perdeva mai occasione di passare del tempo con i suoi figli. Purtroppo si è aggravato con l’età; fisicamente stava benissimo, tanto che ancora riusciva a battermi a braccio di Ferro”.
Tanti sono i ricordi legati alla figura di Mugnetta; primo fra tutti lo scontro con un cane di un poliziotto, durante una rissa fuori da una discoteca vicino Roma: “ il cane lo aveva aggredito”, racconta ancora Emanuele, “allora papà lo ha morso, staccandogli un orecchio. Questo aneddoto è rimasto nella memoria di tutte le persone che erano lì con lui quella sera”.
Tra gli episodi che lo hanno visto protagonista nella difesa della Comunità, si ricorda il giorno in cui Mugnetta riuscì ad intrufolarsi in un gruppo di Sinistra, che si stava dirigendo verso Monte Savello con l’intenzione di entrare al Ghetto e nel Tempio, ed è riuscito ad ingannare il responsabile, passando per membro del collettivo “Sefarimmi”, impedendo così a più di 1000 persone di entrare in Piazza.
“Ciò che rende unica la nostra Comunità è la presenza di persone che hanno fatto la storia con il loro eroismo ed il loro coraggio. Gianni Mugnetta ne è sicuramente l’emblema: uomo dal cuore buono, il cui coraggio è stato d’insegnamento per la nostra Comunità”, lo ricorda il Presidente Ruth Dureghello in un messaggio di cordoglio.