Tornano al loro posto le 20 pietre d’inciampo (stolperstein) rubate lo scorso 10 dicembre in Via Madonna dei Monti. Trentacinque giorni dopo, la famiglia Di Consiglio – Di Castro ha visto nuovamente installato l’unico ricordo dei parenti deportati e uccisi ad Auschwitz o alle Fosse Ardeatine. In attesa che le indagini facciano il loro corso, per un giorno la rabbia si è trasformata in soddisfazione, come ha affermato nel suo colloquio con Shalom Marco Di Consiglio, volto giovane della famiglia coinvolta: “ci hanno restituito la memoria della famiglia, visto che questo è l’unico appiglio che avevamo”. Presente anche la sindaca Virginia Raggi: “è stato come se avessero rubato un pezzo della nostra memoria, queste pietre segnano il passo e ci ricordano la memoria tragica di questa città” ha detto la prima cittadina nel suo discorso. La Comunità ebraica di Roma ha espresso la sua gratitudine nei confronti di tutti coloro che si sono adoperati affinché le pietre fossero ricollocate in questi tempi strettissimi: il comune, il Municipio, l’artista Gunter Demnig, l’Associazione Culturale Arte in Memoria. “Queste pietre rappresentano delle persone, delle storie, delle verità” ha dichiarato a Shalom la Presidente CER Ruth Dureghello. “Riportano il nome di chi è stato vittima di un odio antisemita. Rimetterle al loro posto significa ridare dignità al ricordo di quelle persone, ma anche alle loro famiglie e alla città intera, che su questa memoria forma la sua esistenza e la sua coscienza collettiva”. Il gesto del mese scorso è stato definito dalla Presidente dell’Associazione Arte in Memoria Adachiara Zevi “un attacco di matrice fascista e antisemita di proporzioni gigantesche”; non il primo però, visto che in passato altre pietre sono state ricoperte di vernice o divelte, mentre la stessa Presidente ha subito minacce: per questo Zevi ha chiesto alle istituzioni un impegno a salvaguardare queste opere d’arte con la funzione di testimonianza.
La cerimonia a Monti non è stata l’unica opera di installazione delle pietre d’inciampo. Tra martedì 15 e mercoledì 16 gennaio, infatti, sono state messe in diversi quartieri di Roma 26 nuove stolperstein in ricordo di ebrei deportati e di coloro che subirono una sorte analoga (prigionieri politici, oppositori del regime). In ogni angolo della città, da Trastevere a piazza Bologna, da Centocelle a Montesacro, i parenti di chi fu vittima della barbarie nazista hanno potuto ricordare questa triste pagina attraverso quello che è diventato l’unico strumento che permette di ricordare persone che non hanno avuto neanche una sepoltura. A fare da cornice, numerose scolaresche emotivamente colpite dalle cerimonie, tanti giornalisti e qualche curioso: molti già oggi hanno iniziato a scoprire una pagina di storia semplicemente attraverso un sanpietrino un po’ particolare.