Il Convegno Solomon su “Usi e abusi della Shoà” (16 gennaio
2019, ore 17.00, Via M. Caetani 32, Roma) è alquanto breve; soltanto due ore
presso il Centro Studi Americani, anche se a suo favore c’è da dire che
interverranno delle personalità di grande rilievo. Fra gli esterni
all’ebraismo, diciamo, spicca Ernesto Galli della Loggia, uno dei pochi maître
à penser nostrani. La sua sola partecipazione giustifica la presenza
all’evento.
Il ruolo della Shoà nell’ebraismo italiano, che l’ha subita,
è ancora da definire, pure a grande distanza di tempo. L’attentato alla
Sinagoga del 1982 si è presentato in forma speculare rispetto al passato, come
una coazione a ripetere: di nuovo son venuti dall’estero al solo scopo di
ammazzare gli ebrei, con la sostanziale differenza della metodicità e
sistematicità dei nazisti, i quali non gradivano eseguire gli omicidi nelle
piazze dell’Europa Occidentale, mentre ad Est non facevano complimenti.
La letteratura recente? Georges Bensoussan, L’eredità di
Auschwitz, Tzvetan Todorov, Gli abusi della memoria, possono fornire degli
spunti utili. Manca ancora, però, un saggio che completi il cerchio,
coinvolgendo la mappa critica del pensiero ebraico, le sue notevolissime
spaccature, i dilemmi identitari, il ruolo delle istituzioni (cui si riferiva
Hanna Arendt) e così via.
Forse per quello sarebbe bene che venissero non soltanto gli
adulti ma pure i giovani, se non altro perché evitino, quanto meno, qualcuno
degli errori che i grandi abbiamo commesso. Non penso che i relatori risparmino
critiche (di cui si ha sempre bisogno) e, in ogni caso, come moderatore,
tenterei di fare il contrario di moderare: eccedere, incitare e così via, nei
limiti della civiltà e del rispetto. Lo dico perché la ripetizione meccanica
dei riti ricordatori somiglia troppo alle nozioni mandate a memoria: se ne
smarrisce il senso e la ragione.
Tant’è che, finora, senza qualche bell’intervento di Rav
Riccardo Di Segni, sulla dimensione assunta dalla Shoà nell’ebraismo oppure sul
bisogno di sopravvivere che ha le sue radici nell’epopea di Mosé, oppure negli
scritti di Rav Roberto Della Rocca, il vuoto sarebbe stato troppo evidente.
Piuttosto, quale è il rapporto fra il ricordo della Shoà e la
situazione degli ebrei oggi giorno? Vi aspettiamo.